«No, è impossibile, impossibile comunicare ad altri la sensazione viva di un momento qualsiasi della nostra esistenza, quel che ne costituisce la verità, il significato; la sua sottile e penetrante essenza. È impossibile. Si vive come si sogna: perfettamente soli.»
Jozef Teodor Konrad Korzeniowski si potrebbe definire un “uomo duplice”: duplice la nazionalità (polacca e inglese), duplici le lingue che sentiva come proprie (polacco e inglese, benché conoscesse anche il francese), duplice la professione (marinaio e scrittore). Inoltre, le vicissitudini familiari, le esperienze personali e il confronto con una realtà pervasa dalla «tenebra» contribuirono a creare un uomo dalla personalità controversa e contraddittoria.
Figlio del poeta, traduttore e attivista politico Apollo Korzenoiwski, Jozef Konrad nacque il 3 dicembre 1857 a Berdicev, l’attuale Ucraina. Pochi anni dopo, a causa di una cospirazione antizarista, il padre fu relegato a Vologoda, in Russia, e la famiglia, comprendente la madre Eva e il piccolo Jozef, subì la stessa sorte. Nel 1869, a soli dodici anni, Jozef rimase orfano; la solitudine dovuta alla perdita di entrambi i genitori e l’esperienza dell’esilio si incisero nel suo animo, diventando tematiche portanti della produzione letteraria successiva.
Cresciuto dallo zio materno, fu affidato alle cure di un precettore a causa della salute piuttosto cagionevole. Ciò non impedì al giovane Konrad di viaggiare, sviluppando così una passione per la vita di mare che nel 1874 lo portò ad imbarcarsi a Marsiglia, come marinaio, su una nave francese. Nel 1878 navigò sotto bandiera inglese e in quest’occasione l’autore cambiò il proprio nome in Joseph Conrad. Nel 1890 divenne capitano di un vaporetto con l’incarico di raggiungere il Congo per conto di una società di commercio belga. Nei diari di quel periodo l’autore descrive le pratiche di un colonialismo barbaro nei confronti degli indigeni; quest’esperienza influenzò profondamente Conrad, determinando uno stress psichico che lo segnò per il resto della vita. Nel 1894 cominciò l’attività di romanziere che lo portò ad abbandonare la vita di mare.
La poetica letteraria conradiana ebbe un progressivo sviluppo: la fase iniziale fu caratterizzata da un gusto per l’esotismo che produsse romanzi come La Follia di Almayer (1895) e Il reietto delle isole (1896). In seguito Conrad incentrò la propria narrazione intorno alla vita di mare a cui unì le tematiche principali della sua poetica. In Lord Jim (1900), Cuore di Tenebra (1902), Nostromo (1904) e La linea d’ombra (1917) si rintracciano infatti temi come la solitudine e la constatazione della corruttibilità e malvagità umana. L’autore si spense nel 1924 per un arresto cardiaco.
La portata rivoluzionaria della narrativa conradiana è evidente soprattutto nel linguaggio e nello stile. Conrad predilesse l’inglese per scrivere i propri romanzi poiché lo riteneva un linguaggio «indefinito», che permetteva di descrivere una realtà inconsistente e sfuggente. Inoltre, una patina di esotismo rivela l’influenza del polacco e del francese, elemento che rende la lingua conradiana ancora più evocativa. Obiettivamente, la scrittura e il linguaggio conradiani non sono semplici, soprattutto perché esprimono la concezione di una realtà che le parole non possono descrivere perfettamente.