Lo scaffale dei libri, a casa della nonna, ha avuto spesso su di me lo stesso potere che ebbe –a suo tempo- la famosissima madeleine sul protagonista de À la recherche du temps perdu. Soprattutto l’odore dei vecchi romanzi e le copertine ruvide, sfiorate con la punta del dito, sono riusciti a trascinarmi ai tempi in cui riuscivo solo a guardare ammirata i volumi e li rendevo custodi dei miei piccoli tesori (le prime poesie, gli album di figurine…). E lì, qualche giorno fa, tra i quaderni di Gramsci e gli scritti di Lenin, ho intravisto un libricino che mi ha incuriosita: “Mia cara, da un marito compagno” di Carlo Monico. Mai sentito prima. Mi sono seduta ai piedi della libreria, con le gambe incrociate e ho cominciato la mia lettura: centoventisette pagine lette d’un fiato.
Si tratta delle lettere conservate e poi pubblicate da Carlo Monico all’ex moglie, Laura. Il libro è del 1979; si tratta di un racconto intimo e delicato di come il movimento femminista abbia cambiato, in maniera positiva e negativa, gli equilibri di tante coppie, il loro vissuto esistenziale. In questo caso gli occhi sono quelli di un uomo che ha sperimentato quanto anche una donna possa essere crudele, indossare le vesti del “carnefice”. Sull’onda dell’entusiasmo per la libertà acquisita con la lotta, facendosi forza sui nuovi rapporti con le compagne e sul gruppo terapeutico, Laura lascia suo marito dopo alcuni anni d’amore e una bambina, Maddalena. A Carlo sono affibbiate tutte le colpe, le nevrosi, le mancanze della coppia. Eppure nelle sue lettere, l’uomo mostra di conoscere il significato della parola “amore”, di essere consapevole che difendere una coppia costa anche sacrificio e sudore:
Cinque e più anni di vita in comune, di grosse esperienze condivise, non capisco perché e in nome di che cosa si debbano liquidare senza prima aver compiuto ogni sforzo possibile per utilizzarli come base per compiere nuovi e importanti passi in avanti nel nostro rapporto. […] Si vive una volta sola. Certe occasioni di rapporto profondo, di solidarietà reale, di fusione dei sentimenti e degli affetti non si ripresentano facilmente. […] Vale la pena, ne sono tuttora convinto, di battersi di più, meglio e assieme per verificare le potenzialità, per realizzare assieme la loro qualità migliore.
Sono lettere ben scritte che, seppur datate, conservano una loro attualità perché certi meccanismi sono –in fondo- senza tempo. Carlo vorrebbe tenere unita la famiglia, Laura è troppo impegnata ad affermarsi come donna, a liberarsi delle convenzioni sociali, a mostrare al mondo quanto sia capace e indipendente dimenticando che si può essere donna, moglie e madre senza togliere dignità a nessuno dei ruoli. Tanti amanti si susseguono nella vita della donna, nessuno che le sembri ormai all’altezza.
Vedi, per me i fronti che tu tieni contemporaneamente aperti ti impediscono di maturare un rapporto emotivo principale, che è il solo a consentire una tua concreta messa in discussione, una tua crescita reale.
Alla fine l’autore rivela qualche velleità artistica: le lettere, private, nascondono già in origine una qualche voglia di essere scrutate da occhi esterni. E noi non possiamo che essere grati per questo dono; un libro da leggere, da sfogliare di tanto in tanto. Un bel regalo fatto a me dallo scaffale del tempo, un regalo che ognuno può fare a se stesso cercando in rete questo testo.
Commovente la dedica alla piccola Maddalena, perché nella vita non provi mai il bisogno di scrivere un libro. Almeno come risposta alla sofferenza del rifiuto e della solitudine.