Baudrillard nacque a Reims il 20 giugno del 1929 e morì a Parigi il 6 marzo 2007. Filosofo e sociologo francese, analizzò la società contemporanea.
Tra il 1962 e il 1963 pubblicò alcuni saggi sulla letteratura nella rivista Les temps modernes, fondata e diretta da J.-P. Sartre e S. De Beauvoir.
Tradusse Peter Weiss e Bertold Brecht in francese. Studiò approfonditamente le opere di Henri Lefebvre e di Roland Barthes elaborando una teoria sociale legata ad una interpretazione semiotica della società.
Il suo primo libro, Il sistema degli oggetti, pubblicatonel 1968 e il secondo, La società consumistica, pubblicato nel 1970, sono espressione di una posizione critica verso la società così come si andava costruendo, cioè come un sistema di segni e di significati. Posizione critica che troviamo in molti altri autori di quel periodo, come: Marshall McLuhan, Michel Foucault, Herbert Marcuse, Georg Lukàcs.
La sua critica alla società dei consumi incluse il confronto tra le classiche teorie economiche marxiste e un sistema interpretativo che aveva le proprie radici nella moderna semiologia. La sua terza opera, Per una critica dell’economia politica del segno, pubblicata nel 1972, è espressione di questo tentativo di sintesi.
La sua tesi di fondo fu la seguente: nella società dei consumi gli oggetti non hanno più solo un valore (di uso e di scambio), ma acquisiscono lo status di segni/simboli.
Ma segni e simboli di cosa? Segni e simboli di alcuni desideri dell’uomo, tipo: prestigio sociale, benessere, potere, ricchezza, ecc.
Ma se a qualsiasi oggetto è possibile attribuire un valore/segno diverso, o addirittura a prescindere, dal suo valore/funzione allora tutto, in un certo senso, si equivale e si equipara. La realtà, in definitiva, si appiattisce e, di conseguenza, si “aliena”, cioè diventa “alienabile” (vendibile).
La sua critica in stile marxista della società dei consumi rimase, però, una “semplice” teoria, mai tradotta in una vera e propria prassi “rivoluzionaria”. Destino comune a molti intellettuali francesi dell’epoca. In fondo, lui, come altri, si convinse che la critica marxista ai sistemi di produzione capitalistici non fosse in grado di dare una risposta “risolutiva” all’alienazione dell’uomo.
Questo fu uno dei motivi che indusse Baudrillard a ricercare possibili soluzioni in altri ambiti.
Ben presto la sua attenzione si rivolse soprattutto alle teorie e alla visione antropologica di Georges Bataille Con Bataille, pensatore complesso e controverso, condivise il principio dello “scambio simbolico” e delle critica aristocratica al capitalismo.
In sostanza, l’uomo è considerato come un sole, una fonte energetica in grado di produrre vita, valori, dinamismo, forza, attraverso l’emanazione creativa ed erotica di se stesso. I valori capitalistici del lavoro, del profitto e del risparmio hanno come effetto quello di deprimere l’uomo e la società; al contrario il consumo, lo spreco, le feste, i sacrifici e la sovrabbondanza fanno sentire l’uomo (aristocratico) padrone di se stesso e in grado di sfidare la morte. Teoria dell’essere umano molto in sintonia con la visione del Super-Uomo di Nietzsche.
Nel libro Lo specchio della produzione, pubblicato nel 1973, scrisse: “La relazione sociale simbolica è il ciclo ininterrotto del dare e del ricevere che, nello scambio primitivo, include il consumo del ‘surplus’ e dell’anti-produzione intenzionale”.
Questa sorta di esaltazione del primitivismo e degli impulsi naturali dell’essere umano richiamano l’idea del “buon selvaggio” di Rousseau, nonché le teorie di Levi-Strauss sulle società primitive.
Baudrillard spinse la sua ricerca sulle forme simboliche primitive fino a sconfinare nel regno dell’esoterico e nell’evocazione escatologia della “fine”: “La fine del lavoro. La fine della produzione. La fine dell’economia politica. La fine della dialettica significante/significato che facilita l’accumulo di conoscenza e di significato, del sintagma lineare del discorso cumulativo. E, nello stesso tempo, la fine dello scambio valore/uso che è la sola cosa che rende possibili l’accumulo e la produzione sociale. La fine della dimensione lineare del discorso. La fine della dimensione lineare dei beni. La fine dell’era classica del segno. La fine dell’era della produzione”.
In Lo scambio simbolico e la morte e, successivamente, in Simulazione e Simulacri Baudrillard parla esplicitamente della rottura profonda tra le società moderne e postmoderne.
Le società moderne ruotavano attorno alla produzione e al consumo di beni, le società postmoderne, invece, ruotano attorno al principio della “simulazione”.
La simulazione permette di costruire un nuovo ordine sociale grazie alla “manipolazione” delle immagini, dei segni, dei codici e dei modelli. In questo nuovo ordine sociale si tenta di semplificare e “omologare” i segni e i codici, ci si sforza di annullare le differenze tra gli individui e all’interno delle società e, infine, si cerca di creare una “iper-realtà” nella quale immagini e parole forniscono esperienze forti ed emozioni intense, molto più forti e intense di quelle che è possibile esperire nella realtà quotidiana.
Non vi sembra di intravedere in questo pensiero un “qualcosa”, una realtà, che abbiamo davanti agli occhi tutti i giorni e nella quale siamo immersi totalmente?
Ci stiamo dirigendo, da tempo ormai, verso la dissoluzione del pensiero razionale e del discorso inteso come processo logico conoscitivo che utilizza concetti intelligibili e parole appartenenti a un gruppo sociale storicamente determinato e siamo travolti, nostro malgrado, da un appiattimento della realtà, dall’omologazione degli oggetti, uniformati a un linguaggio universale e globale basato su pochi segni/simboli immediatamente “comprensibili” perché istintivamente fruibili.
Il villaggio globale, descritto da McLuhan, nel quale, volenti o nolenti, ci troviamo a vivere, permette di entrare in contatto immediato con qualunque persona in qualsiasi punto della Terra. In questo mondo globalizzato ogni essere umano è bersaglio di un surplus di informazioni (overload), informazioni che gli giungono senza alcun filtro e alcun criterio di selezione, senza possibilità di distinguere la veridicità o la falsità delle informazioni ricevute. Le informazioni, uguagliandosi, diventano così simulacri della realtà.
Nel libro Violenza del virtuale e realtà integrale, pubblicato nel 2005, Baudrillard fa una distinzione tra globale e universale, dove per globale si intende la globalizzazione che inter-connette il mondo della tecnologia e dell’informazione, nonché del mercato e dell’economia, mentre per universale si intende tutto ciò che riguarda la sfera della cultura, della politica, della libertà e dei diritti umani.
Vi invito a leggere sul sito MediaMente un’intervista rilasciata da Baudrillard su questi argomenti.