Scorgo vicino una luce tiranna,
gli occhi abbagliati da un buio accecante
aspettano stanchi il sonno annunciato.
Lei, superba padrona di fini terreni,
moglie infedele di uomini stolti,
versata una lacrima, raccoglie un sorriso.
Noi, prigionieri di un sogno,
seguiamo il falso criterio
di una vita crudelmente rubata.
Ma volto lo sguardo oltre il finito,
svanisce la cieca follia
di un mondo tristemente segnato.
E come il neonato incosciente,
che tra le braccia di un cuore sincero,
riposa beato,
così io tolte le bende,
capii che la Signora Morte
non era altro che l’ombra del tempo.