Immaginiamo di compiere un viaggio nel tempo. Indietro e indietro, fino ad arrivare ad una data precisa: il primo settembre del 100 d. C.
È in questo giorno, infatti, che Gaius Caecilius Secundus – nato a Como nel 61 o 62 e adottato formalmente, per via testamentaria, da Gaio Plinio Secondo – pronuncia in Senato, alla presenza dell’imperatore, l’orazione di ringraziamento per l’assunzione della carica di console. Era una pratica consolidata, probabilmente, fin dall’età repubblicana: gratiarum actio solevano chiamarla i Romani. L’atto di ringraziamento dei consoli, appunto, all’entrata in carica: rivolto precedentemente agli dèi, durante l’impero esso si trasforma in un vero e proprio omaggio all’imperatore.
L’idea preziosa di Plinio il Giovane è quella di riprendere in mano l’orazione, un po’ di tempo dopo, rielaborarla, limarla e ampliarla in vista di una pubblicazione.
Nasce così il Panegirico nei confronti dell’imperatore Traiano, che mantiene inalterato uno straordinario interesse sia storico che letterario: da una parte, infatti, è l’unico esempio rimasto dell’oratoria latina nei due secoli successivi alla morte di Cicerone; dall’altra è una fonte sui primi anni del principato di Traiano (anche se in questo caso, è giusto e bene ricordarlo, non possiamo giurare sulla completa attendibilità di un’opera che vuole essere soprattutto encomio e lode).
Il tema centrale del discorso, successivamente divenuto opera scritta, è il rapporto tra imperatore e senatori. È questo ciò che sembra stare particolarmente a cuore al neo-console, che esalta il principato di un sovrano illuminato che, prima di tutto, rispetta l’istituzione Senato e le tradizioni senatorie. E questo non può che essere garanzia di quel valore repubblicano sempre rimpianto a Roma dopo l’instaurazione dell’Impero: la libertas. Plinio esalta la generosità e l’affabilità dell’imperatore, e si compiace del ritrovato clima di “benessere libertino” che si respira a Roma. Oltre a tessere le lodi del regnante, l’autore dell’orazione lo esorta a perseverare in uno stile di vita virtuoso:
Persta, Caesar, in ista ratione propositi
“Persevera, Cesare, in questo tuo metodo di vita”. È stato notato che era la prima volta che in un panegirico l’oggetto dell’elogio venisse invitato, persuaso più che lodato.
Leitmotiv dell’opera è poi il confronto tra il regno di Traiano e di Domiziano, suo predecessore, tiranno crudele e inviso al popolo. Costante è il richiamo al precedente imperatore, accusato di aver troncato il rapporto con i senatori e di aver fondato il regno della paura e del pericolo.
Per colpire uditorio e lettori, Plinio si affida soprattutto alla figura retorica dell’antitesi (celebre è il passo Non hai vinto per celebrare il trionfo, ma lo celebri perchè hai vinto) all’interno di una struttura generale che per alcuni critici rappresenta un esempio di oratoria “asiana”, mentre altri mettono in luce una sostanziale coerenza con l’insegnamento del grande Quintiliano.