Siamo nella Torino degli anni venti. La città è uno dei centri culturali del Paese. Tra le sue strade passeggiano e discorrono personaggi come Cesare Pavese, Antonio Gramsci e Luigi Einaudi, uomini destinati a fare tanto per un’Italia, che lentamente, si stringe da sola un cappio al collo e si lega un bavaglio alla bocca. Tra questi grandi nomi c’è un giovane studente di medicina, un ragazzo che non vuole fare il dottore, perché al bisturi preferisce il pennello, e al rosso del sangue invece l’intera tavolozza del pittore. Questo ragazzo si chiama Carlo Levi e inconsapevole si avvia negli anni più duri che l’Italia ha visto fino ad allora. Il giovane Carlo viaggia e va in Francia dove scopre le influenze pittoriche dei Fauves e di Modigliani, e di ritorno a Torino viene iniziato al giornalismo grazie a Piero Gobetti. Si laurea, ma la scienza non ha ancora soffocato l’arte, così nonostante il suo titolo di dottore segue la via del giornalismo e della pittura. Carlo cresce e inizia a maturare in lui l’idea che qualcosa non va nella sua epoca. Lo scopre attraverso la pittura, amica fidata, con questa comprende quanto la cultura si stia piegando al conformismo fascista, mentre l’arte si abbandona alle ipocrisie moderniste dei futuristi. Ma Carlo resta libero e autonomo, nel 1931 si unisce al movimento antifascista “Giustizia e Libertà”, una scelta che nel 1935 lo farà arrestare e spedire al confino in Basilicata (a quel tempo chiamata Lucania). Ora immaginate un giovane intellettuale torinese, un uomo di città,immaginate che quest’uomo finisca nella campagna lucana, una realtà quasi ignorata perfino dal servizio postale del tempo. Aliano, dagli abitanti pronunciato Gagliano, un paesino di poche anime, un luogo che non ha nulla a che fare con il suo mondo, un luogo dove i medici sono visti come stregoni e la vita è talmente semplice e dura da non sembrare vita. Ma Carlo ha un pregio, quello di aprirsi a questo mondo rurale, quello di osservarlo e cercare di comprenderlo con gentilezza senza l’occhio del giudice, ma con l’animo dello scienziato. Lo sconvolgono i volti dei bambini e quelli delle donne, visi ruvidi e marcati, quasi senza giovinezza. Ne nascono diversi ritratti e un nuovo potente ma delicato realismo. Un lavoro che si aggiunge al successo ottenuto a Torino, ma quella è la Lucania e lì nessuno può ammirare i suoi dipinti. Il confino termina nel 1936 quando, entusiasta per la conquista etiopica, il regime gli concede la grazia e lo riporta a Torino. Nasce il romanzo “Cristo si è fermato a Eboli”, squisito resoconto della sua esperienza lucana, durante la quale si è addentrato in un mondo troppo lontano ma da lui accettato e apprezzato proprio per la sua ingenuità. L’opera gli porta una notorietà tale da superare quella pittorica. Ma Carlo continua a dipingere fino alla fine, fino all’ultimo capitolo della sua esistenza. Questo capitolo inizia nel gennaio del 1973, quando Carlo subisce due interventi chirurgici agli occhi a causa di un distacco della retina. In questa fase scopriamo l’instancabilità del pittore, che, nonostante la sua temporanea cecità, compie il paradosso della pittura sprovvisto del senso basilare che questa richiede: la vista. Carlo produce più di 146 disegni inediti dalla sua cecità ma muore a 73 anni nel gennaio del 1975. La sua salma viene sepolta nel cimitero di Aliano, così Carlo mantiene la promessa fatta agli abitanti del paese e ai personaggi del suo romanzo, tornando a fargli visita, l’ultima. Carlo Levi è stato successivamente ricordato nel film di Francesco Rosi, che riprodusse il suo “Cristo si è fermato a Eboli”, e se la sua figura di pittore non viene ricordata da tutti, quella di scrittore continua a essere viva nel panorama letterario italiano. Ebbene chi volesse rinfrescarsi la memoria sull’arte di Carlo Levi, oggi può farlo. È possibile infatti riscoprire il suo lavoro in una mostra, attraverso i disegni da lui realizzati in quel periodo buio per i suoi occhi. La mostra, per l’appunto, è intitolata “Oltre il Buio” e contiene nella collezione autoritratti, ritratti dell’amico Berto e della fedele compagna di Carlo, Linuccia. Ad accogliere questo evento è la Casa della Memoria e della Storia, sita a Roma in via San Francesco di Sales 5 (zona Trastevere), e che si impegna costantemente a raccontare e condividere conoscenze e curiosità del ‘900 italiano e di Roma. Insomma un evento imperdibile per chi vive a Roma o anche per chi avrà la fortuna di passarci nei prossimi mesi, oltretutto qui sotto troverete il link dell’evento con tutti i dettagli. Non avete proprio scuse. http://www.culturaroma.it/12?evento=929