– Papà, allora, si va?
Mio figlio è entrato in camera da letto e, con la consueta grazia, mi ha trascinato fuori dagli ultimi scampoli di sonno.
Ora sta lì, nervoso, e attende.
È sabato, e la voglia di abbandonare le coperte è prossima allo zero. Provo a grugnire tutto il mio disagio, ma lui non molla.
– ‘zzo vuoi? – lo apostrofo alla fine.
– Eddai che mi devi accompagnare, sei sempre il solito.
Accompagnare? Di sabato mattina? Dunque, vediamo: in palestra no, ci va di pomeriggio e, a giudicare dalla luce che filtra dalle tapparelle, sono sì e no le nove del mattino; da un amico, nemmeno, ormai, a tredici anni, si sposta in piena autonomia; dalla fidanzatina, neanche a parlarne, ché si sono lasciati da un po’, e allora? Che faccio, glielo chiedo? Meglio di no, magari è una cosa importante e se capisce che me ne sono dimenticato, corro il rischio di farci una figuraccia.
– Ba’, babbooo, alzati che è tardi!
Tenace. Tutto sua madre.
Comunque, devo sapere il motivo di tanta premura, altrimenti non esco dal letto.
Ok, se è veramente cosa grave, me lo dirà lui.
– Emammamia, ti sei scordato, dobbiamo andare all’open day!
Eccallà.
– Manco per niente, è che volevo vedere quanto ci tenevi.
Mai ammettere le proprie debolezze con un figlio.
Ciabatto penosamente fino in cucina per il caffè e da lì in bagno. Sotto la doccia, mentre evaporano le ultime nebbie della notte, il quadro mi torna chiaro. La consorte se l’è data e ha mollato a me il compito di condurre il figlio all’incontro di orientamento per la scelta della scuola superiore.
Quindi, via, in macchina, a tutto gas alla volta del Mario Pagano, storico istituto napoletano che ha forgiato negli anni schiere di valenti ragionieri.
Che poi, a redigere fatture, Mario proprio non ce lo vedo.
Lui ha in testa solo lo sport, l’XBOX, e poco altro. Insomma, come la stragrande maggioranza dei suoi coetanei, non sa cosa vuole fare da grande e nemmeno gli interessa saperlo.
Che fare, allora?
– Dobbiamo fargli prendere un diploma finito – ha tagliato corto la madre – poi, se vuole, farà l’università, ma intanto potrà cercarsi da subito un lavoro. Di commercialisti c’è sempre bisogno.
Un’analisi breve, magari brutale, ma lucida, cui ho dovuto convenire.
E allora eccoci qui, in questa fucina di contabili.
All’ingresso ci accoglie uno stuolo di alunne precettate per la bisogna e malamente riconvertite in hostess che, traballando su tacchi decisamente fuori ordinanza, ci conducono per aule e laboratori fino in aula magna.
Le luci si smorzano e parte un video che dopo aver decantato la storia della scuola, la serietà e competenza del corpo insegnante, enumera gli indirizzi di studio e i relativi sbocchi professionali. Apprendiamo così che il Mario Pagano è in grado di sfornare periti aziendali in amministrazione, controllo e marketing, periti aziendali corrispondenti in lingue estere e diplomati in ben tre lingue straniere.
Il tutto è spiegato in maniera talmente tanto bella e tanto interessante da rendere difficile la scelta.
Mio figlio è in pieno marasma.
Ed io con lui.
– Allora Mario, che ne pensi?
La proiezione del Piano di Offerta Formativa è appena terminata e la professoressa, tra i tanti volti impuberi, ha individuato quello di mio figlio, l’ha stretto in un angolo e non ha intenzione di lasciarlo andare.
– Non ha le idee chiare, professoressa – abbozzo in suo soccorso.
– Cià, ffeto.
Ahia, questa deve essere la madrelingua di tedesco, cominciamo male.
– Tunque, qual è l’indirizzo che ti zentiresti di scegliere, cosa ti piacereppe fare? – incalza lei, teutonicamente determinata.
Lui annaspa visibilmente imbarazzato, poi sbotta
– Se proprio devo essere sincero… Scienze Motorie.