Quando si arriva a compiere un gesto così forte come quello del suicidio, in molti si chiedono: perché? In questo caso le risposte sono tante. La depressione, dicono, è qualcosa che arriva senza avvisarti, senza darti possibilità di combatterla. È un vuoto invisibile, un malessere più forte della voglia di vivere.
Aaron Swartz si è suicidato, a soli 26 anni, l’11 gennaio 2013. Non tutti lo conoscevano, almeno in Europa. Ma negli Stati Uniti il suo nome era associato a diverse cose: internet, Creative Commons, Rss, cause giudiziarie, hacker. Tutte cose, positive o negative, che lo hanno marchiato nel corso della sua breve vita, portandolo ad essere uno dei portavoce della libertà nel Web.
Sviluppatore, a 14 anni, del Real Simple Syndacation (Rss) standard, e fondatore dell’azienda di software Infogami, successivamente confluita in Reddit, il portale di social news ad oggi più popolare, Aaron Swartz è stato l’ideatore e fondatore, insieme al Professor ordinario della facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Stanford, Lawrence Lessing, dell’ONG Creative Commons. Nata nel 2001, l’azienda nasce con l’intento di promuovere una maggiore condivisione di opere creative attraverso il Web. Obiettivo raggiunto grazie alla promulgazione delle licenze creative commons, adottate da un numero sempre maggiore di addetti ai lavori. La fermezza e la convinzione di Aaron gli hanno permesso poi di muovere una campagna contro il SOPA, legge promossa dal governo degli Stati Uniti a favore di una maggiore restrizione nei confronti della pirateria; una campagna che ha riscosso successo tra i cittadini americani che sono riusciti a fermare l’ennesima imposizione contro la libertà di informazione: «È stata davvero fermata dal popolo; è lo stesso popolo che da solo ha ucciso questa legge. […]Il fuoco negli occhi di questi politici non si è spento. Ci sono un sacco di persone, un sacco di persone potenti, che vogliono reprimere Internet. E ad essere onesti, non ci sono molte persone che hanno interesse a proteggerlo… Abbiamo vinto questa lotta, perché tutti sono diventati eroi della propria storia. Tutti lo presero come fosse il loro lavoro salvare la libertà fondamentale … i senatori avevano ragione: Internet è davvero fuori controllo!».
Nel gennaio 2011 Aaron viene però accusato di aver sottratto illegalmente, nell’ottobre del 2010, 4 milioni di articoli dall’archivio digitale JSTOR del Massachussets Institute of Technology (MIT). Un’appropriazione non autorizzata, volta alla distribuzione nel Web affinché «tutti potessero sapere, conoscere, migliorare». Da questo momento, a detta di molti, inizia il declino di un giovane abile nell’informatica e con obiettivi che andavano ben oltre la semplice progettazione di software. È bastato un anno, o poco meno. E Aaron ha ceduto al suo malessere, lasciando incompiuti molti progetti, e orfani i cittadini del Web.
Ora è scattata la caccia al colpevole. Eppure, nel mentre, sono tante le iniziative nate negli ultimi 4 giorni che hanno visto voci importanti e utenti appassionati muoversi a favore della memoria di Aaron Swartz, affinché il ricordo non sia offuscato da un’accusa ingiusta e da un potere politico troppo forte da combattere.
La famiglia di Swartz ha creato un sito in sua memoria. Anche su Tumblr è possibile leggere un memoriale per Swartz, e su Twitter, attraverso l’hashtag #PDFtribute è possibile caricare, e condividere con la community, testi e documenti, cosa che in moltissimi ricercatori stanno già facendo, pubblicando gratuitamente i documenti relativi ai loro studi.
Un modo per ricordare la battaglia che ha accompagnato la breve vita di Swartz, quella per la condivisione dell’informazione.
Anche il collettivo hacktivista Anonymous ha utilizzato Twitter, creando l’hashtag #OpAaronSwartz, per ricordarne le battaglie e le conquiste, e per diffondere messaggi di pubblico attacco al MIT (accusatore del giovane Swartz) e ai sistemi politici: «Questa tragedia deve diventare la base per una riforma della legislazione sui crimini informatici, e su come viene applicata da procuratori troppo zelanti. Può rappresentare un’occasione per rivedere le leggi sul copyright, che proteggono i guadagni di pochi a sfavore del beneficio di molti».
La verità sul perché Aaron Swartz sia arrivato a compiere un gesto così estremo forse sarà sempre opinabile. Ciò che non potrà esserlo, è invece la consapevolezza che il genio del Web abbia messo in moto un nuovo sistema che riguarda la libera diffusione di informazioni, nel mezzo ad oggi più potente. E questo, i governi, lo sanno bene.