Claudio era una ragazzo come gli altri: sognava l’America e voleva da sempre entrare nella più grande azienda produttrice di penne biro del Globo, la “Writo”; intanto peró si accontentava di una mediocre carriera al liceo scientifico di città.
Era un giorno come gli altri, quando Claudio sentí dal proprio letto bussare al campanello di casa, era una voce maschile che salutava la madre, ancora in casa prima di uscire per andare al lavoro. Così decise di attaccarsi alla porta per origliare cosa lo sconosciuto dicesse.
Parlavano del più e del meno, argomenti noiosi che non interessavano minimamente a Claudio che, intanto, già si affrettava ad andare al bagno per prepararsi ad andare a scuola. Improvvisamente sentí dei passi salire pesantemente la rampa di scale: si stava avvicinando.
“Ciao Claudio, sono tuo zio Serafino, ti ricordi di me?”
Come dimenticare quel nome, si trattava del fratello di Marta, la madre di Claudio, ne aveva sentito parlar una volta o due in casa, ma non lo aveva mai visto prima.
Così impacciato Claudio salutó lo zio e ritornó alle sue faccende. Era intanto a scegliere i vestiti, quando notó che zio Serafino era ancora lí a fissarlo, senza parlare, come una presenza sgradevole che avvertiamo nel momento in cui ci sentiamo osservati.
“dimmi zio” tiró corto Claudio che aveva fretta
“cosa?”
“mi guardi come se volessi dire qualcosa, dunque?”
“Ecco…sei cresciuto…” e andò via voltandosi indietro.
La giornata trascorse velocemente tra scuola, studio ed amici, si fece sera e Claudio stava ore rincasare, sotto la fermata dell’autobus c’erano una coppia di vecchietti con i nipotini, probabilmente di ritorno dal parco. Giocavano amabilmente, quando tra una parola e l’altra Claudio fu richiamato da un “come sei cresciuto!”.
Quella frase gli richiamó alla mente lo zio, la sue parole, ma con una differenza sostanziale, che risiedeva nel modo con cui le due frasi, tanto identiche quanto differenti, erano state pronunciate: un brivido gli percorse la schiena.
L’indomani Claudio sussultó al pensiero di doversi alzare per andare a scuola, c’era il compito di matematica e naturalmente non si sentiva preparato,del resto per quella vecchia strega non lo era mai nessuno.
Sentiva già il lento scorrere mattutino del traffico sotto casa sua, le persone che si affollavano sotto la fermata dell’autobus ed il solito cane dei vicini che abbaiava a più non posso pur di ricevere un briciolo della loro colazione, che dolce quell’insopportabile cagnolino dal musetto nero, abbaiava praticamente per qualsiasi cosa, ogni giorno e a qualunque ora.
Aprí lentamente gli occhi, la prima cosa che gli si paró davanti fu la spalliera in ferro battuto del suo letto, la seconda, la figura di un uomo seduto di fronte al proprio letto.