C’è chi la chiama “alternativa”, chi “fantastica”, c’è poi chi la considera letteratura di nicchia. Oggi, dato il viavai di mode, ne parlano come di “romanzi nerd”. La fantascienza, diciamolo, non è esente da etichette. Eppure quella che in molti considerano letteratura di serie B, detiene oggi un gran fetta del mercato editoriale, avendo conquistato negli anni appassionati e non.
Il termine fantascienza è stato coniato nel 1926 dallo scrittore lussemburghese Hugo Gernsbarck , editore della prima rivista di fantascienza Amazing Stories, in cui si potevano leggere esclusivamente racconti legati alla scienza (da qui il termine science fiction, oggi strozzato dagli inglesi in sci-fi). Il suo interesse per questo tipo di storie veniva dalla sua infanzia: il piccolo Hugo aveva letto i racconti di Percival Lowell restandone affascinato. Nonostante lo scarso valore letterario delle sue opere, lo scrittore ebbe il merito di dar vita anche alla nascita del fandom, che inizialmente indicava il mondo degli appassionati di fantascienza, e che oggi si riferisce a qualsiasi pratica di emulazione/venerazione dei fan nei confronti di un’opera letteraria, cinematografica o televisiva.
La nascita della fantascienza non è stata resa possibile solo grazie alla scienza moderna (e alle rivoluzioni avvenute nel campo dell’astronomia e della fisica), ma anche grazie all’antico genere della letteratura fantastica, meglio conosciuta come fantasy, che ha dato alle scienti-fiction un aspetto più romanzato e meno scientifico. Sono infatti in molti a considerare precursori del genere molti romanzi, assi più vecchi della fantascienza stessa, come l’An 2440 di Louis-Sébastien Mercier (1772) o la Storia filosofica dei secoli futuri di Ippolito Nievo del 1860, o Guardando indietro, 2000-1887 di Edward Bellamy (1888). O i più famosi I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift (1726) e Frankenstein di Mary Shelley (1818). Autori come Jules Verne e H. G. Wells ne sono poi considerati i padri biologici.
Il periodo d’oro del del genere fantascientifico si ha comunque solo negli anni ’40, dominati dalla figura di John W. Campbell, direttore della rivista Astounding Storie,che ha visto scrivere sulle proprie pagine autori quali A. E. Van Vogt, Isaac Asimov, Robert A. Heinlein, Clifford D. Simak, Ray Bradbury e Theodore Sturgeon. Quelli del dopoguerra sono infatti gli anni della rinascita e della redenzione, che permettono alla fantascienza (perlopiù americana) di porre le basi di quelli che sono i concetti chiave: futuro, sviluppo e meraviglia.
Negli si sono poi avvicendati diversi generi e filoni: dal New Wave alla Space Opera, dal Cyberpunk alla Fantascienza Utopica. Oggi la continua nascita di sottogeneri e correnti momentanee ha posto un punto di domanda al mondo della fantascienza che forse non ha saputo stare al passo con l’immaginazione fandom e ha così ceduto campo alle nuove scuole: la letteratura ha lasciato ampio spazio al cinema, ai fumetti e ai serial-tv. In particolare il filone dell’Ucronìa , basato sull’idea di un mondo parallelo in cui si sviluppano vite e storie contemporaneamente alle nostre, ha dato vita e numerose opere cinematografiche e televisive. Segno questo di un continuo svilupparsi del genere, anche se in diversi settori.
“Noi possiamo cambiare le cose. Ho studiato fisica relativistica per tutta la vita. Una cosa era ben chiara: il passato non si cambia. Non si può. Ciò che è successo è successo e basta. Ma poi mi sono reso conto… passavo troppo tempo a concentrarmi sulle costanti senza ricordarmi le variabili. Sai quali sono le variabili di questa equazione Jack? Siamo noi. Noi siamo le variabili. Le persone. Noi pensiamo, ragioniamo, compiamo scelte, abbiamo il libero arbitrio… noi possiamo cambiare il nostro destino”.
Scienza o fantasia?