E’ necessario
che scomodi lo specchio
scopra la linea d’ombra
nei miei occhi
legga i messaggi
di memoria e sangue
scritti col tenue inchiostro
del vorrei.
Un verbo incerto
mai cambiato in voglio
rimasto in bilico
tra le rovine e l’oro.
E ora, stesa intatta
sulla soglia
mi accorgo
di una casa troppo vecchia
nido di ragni
e sogni senza suono.
Detto ai miei passi
un ritmo forsennato
per nascondere
il peso del silenzio.
Ma si fa strada
tra le vene e i nervi
un riso obliquo
che non mi appartiene
e firma infondo al quadro
le mie rese.