VI
Lasciami sciolte le mani
e il cuore, lasciami libero!
Lascia che le mie dita scorrano
per le strade del tuo corpo.
La passione – sangue, fuoco, baci –
m’accende con vampate tremule.
Ahi, tu non sai cosa significa questo!
È la tempesta dei miei sensi
che piega la selva sensibile dei miei nervi.
È la carne che grida con le sue lingue ardenti!
È l’incendio!
E tu sei qui, donna, come un legno intatto
ora che vola tutta la mia vita ridotta in cenere
verso il tuo corpo pieno, come la notte, di astri!
Lasciami libere le mani
e il cuore, lasciami libero!
Io solamente ti desidero, io solamente ti desidero!
Non è amore, è desiderio che inaridisce e si estingue,
è precipitare di furie,
avvicinarsi dell’impossibile,
ma ci sei tu,
ci sei tu per darmi tutto,
e per darmi ciò che possiedi sei venuta sulla terra –
come io son venuto per contenerti,
e desiderarti,
e riceverti!
Pablo Neruda
Sesta delle dodici poesie appartenenti alla raccolta “Poesie erotiche” di Pablo Neruda, il brano che propongo è un vero e proprio inno all’amore, concreto e palpabile, che si allontana dai canoni, di amore romantico ed enfatico, vicini a grandi tradizioni poetiche precedenti a questa raccolta. Lo stesso Neruda, in seguito alla pubblicazione della silloge avvenuta nel 1933, ricopre le poesie che ci offre delle qualità di “autenticità e verità”, quasi in contrasto con principi “drammatici e romantici” che il poeta ha sempre seguito, nel trattare temi così appassionati con una simile forma d’arte.
Questo canzoniere erotico e amoroso raccoglie testi appartenenti alla giovinezza dell’autore, il quale sostiene che queste poesie abbiano una valenza di testimonianza di “vecchie lettere”, come simbolo di una giovinezza passionale e ardente.
Il suo modo di assaporare situazioni intime da vicino, per poter sentire anche solo nella lettura il brivido di un contatto amoroso, è caratterizzato da una padronanza linguistica sui generis, utilizzando una scelta di parole resa ben nota anche nei suoi scritti più “maturi” o nelle sue prose.
Nella poesia riportata, e in diverse poesie della raccolta, sono frequenti esclamazioni in prima persona, dirette ad un ascoltatore familiare e vicino. Si tratta di un interlocutore intimo e bramato, a cui Neruda si rivolge con un temperamento reso poetico dal continuo avvicinarsi d’immagini crude e violente, per riprodurre una sensazione impetuosa come quella di un amore atteso.
“Non è amore, è desiderio che si consuma e si estingue”, con questi versi, che escludono ogni sacralità del sentimento e ogni trascendenza, Neruda sfrutta situazioni terrene e carnali per narrare vicende singolari e renderle arte.
Il poeta, al servizio del lettore, offre ad ognuno di noi l’opportunità di trovare in parole scritte, e quindi lette, lo sfogo per sensazioni corporee uniche e che rammentano la realtà e la concretezza di un sentimento che apparentemente sembra inavvicinabile.
Siamo dunque grati a Pablo Neruda per averci donato una visione viscerale e consistente dell’esaltazione più alta di due corpi, resi romantici perché tramutati in arte grazie al suo canto dell’eros.