Pochi scritti hanno avuto un influsso così straordinario sui modi, gli usi e i costumi dell’uomo, sulla sua sessualità e sulla sua vita affettiva come i Tre saggi sulla teoria sessuale, questo lucidissimo testo di Freud che, a un secolo di distanza, conserva ancora intatta la stessa e autentica carica eversiva che turbò l’Europa e l’America all’inizio del ‘900. Atto di fondazione di una teoria sulla sessualità infantile, i saggi sono tesi a mostrare un processo (o sviluppo) psichico che si confronta con l’esperienza del piacere, creando una continua e reciproca relazione dalla quale l’infanzia viene scartata come innocenza.
Dopo aver studiato le dinamiche che stanno alla base dell’isterismo, Freud intuì progressivamente che è la sessualità il punto di partenza di tutte le nevrosi. Le aberrazioni sessuali, La sessualità infantile e Le trasformazioni della pubertà vennero pubblicati per la prima volta in un unico testo nel 1905, ma la versione definitiva con parti aggiunte è del 1925. Più che una rottura, i tre scritti rappresentarono una vera rivoluzione nell’ambito scientifico della sessualità umana, nonostante le ingiurie, le accuse e le querele che si rovesciarono sull’autore a cavallo di un’epoca che aveva visto la scoperta della relatività ristretta di Einstein, rompendo alcuni schemi della scienza che si credevano fossero consolidati, e i libretti d’opera su una sessualità ossessiva e frenetica, nel caso della Salomè di Strauss, o sulla prostituzione femminile, come ebbe modo di portare in scena Franz Lehàr con la sua La vedova allegra. Insomma, l’ambiente culturale dell’epoca non fu pronto per le teorie freudiane, che impetuose si scagliarono su una società non ancora emancipatasi da un’eredità romantica sopravvissuta all’esaltazione sessuale del tardo ‘800 e alla propaganda femminista.
In ogni caso le reazioni furono contrastanti, a partire dal linguaggio che proponeva immagini scioccanti. Nel testo viene presentata una sessualità adulta con caratteristiche comuni a quella infantile, mentre un bambino può esprimere la propria sessualità in ogni modo e con ogni cosa. Niente impedì a Freud d’intendere questo uso smodato e disarticolato della sessualità infantile come puro “amore”, ed anche quest’ultimo può essere la manifestazione di latenti deviazioni psichiche o l’origine di patologie ben più complesse dell’organismo, come un bacio tra due fidanzatini, un’immagine tanto sentimentale quanto magica ma che non può non essere associata a quella dello scambio tra due mucose digestive. Ma c’è di più: il bambino si masturba, lo fa di continuo, e anche se piccolo lo fa con molto piacere, sia da neonato, sia quando l’eccitamento sessuale si manifesta come un’insanabile e necessario bisogno. Freud ruppe l’incantesimo dell’era tardo romantica raccontando i dondolii, i giochi sull’altalena, l’alluce in bocca o il succhiare dal seno come forme di autoerotismo, simile allo sfregamento delle pareti vaginali su una superficie, senza farsi alcuno scrupolo nell’evidenziare una certa crudeltà e violenza insite nel bambino, verso i suoi genitori o amici, inconsciamente per ragioni ancora sessuali.
Un bambino può diventare cannibale, omosessuale, incestuoso o solo eccitato durante attività semplicissime come il parlare, il muoversi o il pensare. Ogni situazione può tornargli utile per il suo fine sessuale, che sia dormire, lavorare, giocare o persino spaventarsi. La sessualità umana si serve sempre di sé stessa ed è qualcosa che sfugge alla nostra volontà, alla nostra coscienza, alle nostre certezze. Anzi, come aveva osservato lo stesso Schopenhauer, la sessualità è contro natura.
Non furono concetti che la società di allora poteva comprendere, una società che provvedeva con la galera e il pestaggio a morte nei confronti degli omosessuali, una società in cui un uomo etichettava le donne in “quelle del piacere” e in quelle del “focolare domestico”, una società che sfruttava ancora i minori nelle fabbriche come nulla fosse.
Da quel fatidico opuscoletto l’infanzia perse del tutto la sua innocenza e la sessualità divenne la protagonista di un secolo, non solo delle vite umane. Un opuscoletto che cambiò, forse senza tante pretese, il mondo.