La silloge “Libra” è stata la prima pubblicazione dell’autrice Barbara Bracci, resa edita nel dicembre 2008 dalla casa editrice “Il Filo”. L’autrice, nata nell’aprile del 1983 a Perugia, ha eletto la scrittura a mezzo espressivo privilegiato e, con il titolo della raccolta “Libra”, termine arcaico per indicare la bilancia, vuole rendere tutto ciò che è umano e quindi terreno come un trampolino di lancio “per volare in alto / e lasciare il solco” (come descrive con un’espressività ricca d’immagini nella poesia “Imperfezione”). La bilancia è il mezzo attraverso il quale l’uomo misura se stesso confrontandosi con una perfezione, lontana da ciò che ci compete e a cui ognuno di noi aspira; la “Libra” è un’immagine materiale e convenzionale usata per indicare il mezzo, strettamente terreno, utilizzato dall’uomo per calcolare gli aspetti più intimi del suo io interiore, complesso e confuso. L’autrice ci presenta l’analisi umana come un mettere a nudo le imperfezioni con cui conviviamo come “unico piatto della bilancia”. L’intento dell’autrice è quindi quello di rendere noto il suo elogio della finitezza umana e delle imperfezioni che ci circondano dipingendo, con uno stile essenziale e ricco di rimandi sensoriali, immagini che rievocano concetti esistenziali umani, come la Passione e la Complessità, per approfondirli e renderli quasi visibili nel momento della lettura. La sua silloge di trentatre poesie rievoca quindi caratteri e sensazioni proprie dell’essere umano, usando la parola come mezzo per creare immagini evocative attraverso assonanze, metafore, omoteleuti, enjambement e talvolta, con uno stile asciutto e raffinato, la Bracci si aiuta con la disposizione dei versi per ricreare le immagini evocate dalla parola, avvicinandosi alla poesia figurata (ad esempio nella poesia “Relatività”). Lo stile della Bracci è quindi caratterizzato da una ben nota essenzialità e immediatezza nel riproporre le metafore, a cui si riallaccia per affrontare concetti umani ed intesi; questa sua capacità di estrema sintesi rende l’intera raccolta uno “scrigno sensoriale”, poiché riesce, grazie all’uso della parola, a racchiudere tra le pagine afflati visivi, uditivi e a volte quasi tangibili, ricreando immagini concrete per trattare tematiche conosciute, terrene e che obbligano quasi ad una riflessione sul sé. Il lettore di “Libra” è quindi costretto a soffermarsi, al termine di ogni poesia, per poter leggere e dare un’interpretazione consona e quasi formativa ai quadri che l’autrice dipinge con la sua espressione artistica. Non sempre l’autrice rimane però distaccata ed assente nel proporci tematiche coinvolgenti; talvolta infatti trapela, tra le sue righe, una sua critica e denuncia di alcuni mali della società, come il contrasto tra ricco e povero. Altre volte invece si può scaturire dalle poesie della silloge dei rimandi prettamente autobiografici analizzando temi più intimi, come il rapporto tra padre e figlia, che sono comunque portati alla misura di tutti permettendo, a noi lettori, di cimentarci nell’analisi del io, in quanto essere umano complesso e leggibile in mille modi e del noi, in quanto creature terrene accomunate comunque dalle stesse imperfezioni e passioni qui presentate sotto una forma artistica essenziale ma molto evocativa.