Lina piangeva per strada e non se ne vergognava.
Da quando Marco l’aveva lasciata, niente era andato più bene.
Neanche al lavoro. Forse Marco aveva ragione, era troppo sbadata, troppo timida, troppo…
Eppure il lavoro all’enoteca le piaceva. Prima non ci capiva niente di vini, figurarsi, era pure astemia, però un po’ alla volta ci s’era appassionata, a quelle bottiglie dalle etichette colorate, che avevano nomi fantasiosi e caratteri particolari. Sì, caratteri. Perché Lina s’era convinta che ogni vino avesse una personalità tutta sua, i prosecchi un po’ snob, i rosati simpatici, i rossi quadrati e decisi, i bianchi eterei ed eleganti, i novelli imprevedibili proprio come i clienti che la confondevano con mille richieste diverse, che si lamentavano dei prezzi, che la mettevano a disagio quando la confezione regalo non era perfetta.
Quella mattina, per esempio. Il telefonino aveva trillato. Un sms. Marco? Il tremito delle mani le aveva fatto rovesciare un litro di passito. Il pavimento d’un tratto s’era trasformato in una superficie fruttata e dolce, ma il tono della padrona s’era inacidito. L’aveva sgridata davanti a un cliente sgomento, uno gentile oltre che competente, una volta tanto.
«Non si preoccupi… si vede che non ci voleva venire a pranzo con me, questo benedetto passito. Aspetti che l’aiuto».
Non seppe com’era entrata in chiesa. Quando ci entrava si sentiva sempre un po’ a disagio, come se metti caso fosse entrato in negozio Dom Perignon in persona. Poi ascoltava come quel Dio diventasse pezzettino di pane, bicchierino di vino, vignaiolo gentile che l’accoglieva con semplicità, e si rilassava. Quel pomeriggio, una parabola familiare.
…Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo squarcia il vestito e si fa uno strappo peggiore. Né si mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si rompono gli otri e il vino si versa e gli otri van perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano.
Oh, era quello forse, il segreto. A che era servito rendersi indipendente se poi ogni abbandono la sconvolgeva, se ogni cosa la scalfiva? Cambiare pelle e vestito, travasare l’anima in un nuovo atteggiamento verso la vita.
Si specchiò sul marmo lucido della chiesa. Sottile profumo d’incenso e cera, di solitudine tranquilla, di dolcezza nuova.
«Ci verrebbe a pranzo con me al posto del passito?».
Era tornato, il cliente gentile. Gli sorrise senza arrossire mentre confezionava una cassetta di Pinot.