Nei giorni successivi alla vittoria di Obama molti giornalisti (anche italiani) si sono concentrati sulle modalità con cui questa campagna presidenziale è stata condotta dai due schieramenti.
L’elezione del 2008 è diventata una pietra miliare nella storia delle campagne elettorali. E credo che quella del 2012 si avvii verso la stessa strada, se è vero che lo stesso Jim Messina, responsabile della “macchina” obamiana, in un’intervista con il Guardian parlava della tornata del 2008 come “preistoria”.
L’aspetto innovativo più immediato che si può notare è l’utilizzo dei nuovi media da parte dei due sfidanti. Su questo il Pew Research in agosto ha pubblicato un interessante rapporto in cui si analizza a fondo l’approccio ai social quindi vi rimando a loro e alle chiavi di lettura individuate da Political Digital Academy.
Qui vorrei invece parlare non dell’uso dei social media ma di qualcosa che riguarda l’utilizzo di strumenti molto più sofisticati di un post su facebook o un tweet, in primis i famosi database pieni di informazioni personali sugli elettori sicuri (per mobilitarli e spingerli a sostenere in maniera attiva un candidato) o sugli indecisi (per indirizzarli a votare per il proprio candidato).
Un libro scritto da Sasha Issenberg, Victory Lab, spiega in maniera molto accurata le tecniche e i meccanismi sempre più spesso utilizzati durante le campagne elettorali, anche locali: il micro-targeting che arriva alla precisione di riuscire a “tagliare” un messaggio con i toni giusti per il singolo elettore, l’utilizzo di uno schedario in cui depositare tutti i dati personali delle persone contattate e così via. Per chi non volesse sciropparsi tutto il libro potete dare un’occhiata a questo filmato della trasmissione Frontline, trasmesso dalla Pbs
Tutto molto innovativo no?
Però.
Io questi strumenti “innovativi” li conosco benissimo da quando ho iniziato a occuparmi di politica, praticamente nella preistoria, direbbe Jim Messina. E magari anche qualcuno di voi, se vi è capitato di vedere nel lontano 2007 una puntata di W l’Italia di Riccardo Iacona, in cui viene raccontata la storia di un capoelettore a Catanzaro durante le elezioni comunali del 2007.
Per me si tratta di una figura molto familiare. Il capoelettore è la persona che sa tutto di tutti nel paese o nel quartiere di una città: problemi, difficoltà, attitudini, parentele, simpatie politiche, favori fatti e favori ricevuti. Sa dove abitano esattamente le persone nel suo schedario (rigorosamente cartaceo o in excel) e conseguentemente la sezione elettorale in cui votano (per poter verificare la preferenza espressa).
Se ci pensate il concetto di big data della campagna obamiana non è tanto dissimile dai mille archivi dei capielettori. L’unica differenza (forse, ripeto forse) è nell’assenza di voti di scambio occulti o palesi. Replichiamo i registri di quelli che qualcuno chiama “cacicchi” o “signori delle tessere” e avremo i database dei democratici americani.
Vuoi vedere che il futuro delle campagne elettorali consisterà nell’affidare qualche iPad ai capibastone?