Erano seduti ognuno su una pila di sedie di plastica, strappate al loro riposo da sotto un telone verde militare. Quella di Nello era un po’ più alta, perciò il suo sguardo vagava più lontano rispetto a quello di Paola. Ma anche quello che vedeva lei, era uno spettacolo incomparabile.
“Perché non ci sono mai venuto?” ripeté Nello per l’ennesima volta da che avevano messo piede in Piazza San Marco.
“Perché sei un cretino” rise lei.
Albeggiava, e i colori che li circondavano erano tanto belli da risultare irreali. Il cielo, la pietra dei palazzi sulla quale si rifletteva la luce del sole frammista all’illuminazione artificiale; e il silenzio, un’assenza totale di rumori che nessuno dei due si era aspettato al momento di sbucare nella piazza.
“Dai, non sto scherzando. Perché non mi è mai venuto in mente, in trentacinque anni di vita, di venire a farmi un giro a Venezia? Sono due ore di macchina, neanche. E invece, ho dovuto aspettare di essere senza lavoro, ubriaco, e anche così se non mi ci portavi tu non ci sarei venuto”
“Sai da quanto non ci venivo io? Se te lo dico, ridi”
Nello si accese una sigaretta, sbuffò il fumo dalla parte opposta rispetto a Paola e si riavviò il ciuffo sulla fronte.
“E dici che farmi ridere sia un premio che non mi merito?”
“Tu sei davvero una scoperta…” mormorò Paola scuotendo la testa.
“Cioè?”
“Dopo te lo dico, da quanto non venivo a Venezia. Cioè, non me lo dimentico. Però prima me la dici tu, una cosa. Perché ho sempre avuto l’idea che tu fossi un deficiente incapace di vivere lontano dalle sottane di tua madre?”
Nello considerò la domanda con attenzione, e per qualche minuto non rispose. Poi, quando la sua sigaretta fu quasi arrivata al filtro, dette un ultimo tiro e la gettò in una pozzanghera.
“Perché è vero” disse infine. Poi si girò a guardare Paola, che lo fissava a bocca spalancata.
“Beh?” le chiese sorridendo della sua espressione stupefatta.
“No, è che… Ecco, non sono abituata a sentirmi dare ragione così in fretta”
“E perché? Io sono esattamente come mi hai descritto. Magari più simpatico, ma di base hai centrato il bersaglio.”
“Magari fosse sempre così facile…”
Nello non rispose. Invece, scese dalla pila di sedie e si stiracchiò mentre la notte lasciava spazio al giorno. Sapeva che Paola aveva qualcosa in gola, ma non sapeva se fosse già venuto il momento di sputarlo fuori.
“Vedi, il fatto è che con Renzo è tutto un casino. E questo sarebbe il momento perfetto, per dirti che non passa giorno senza che mi chieda se dovrei piantarlo, e lasciarlo finire di rovinarsi con il vino e le altre porcherie. Voglio dire, Venezia, l’alba, nessuno in giro. E quando mi ricapita, un’occasione così?”
Nello portò le mani alla base della schiena, e si inclinò piano all’indietro. Il viaggio in auto gli aveva fatto venire un dolore alla regione lombare; o forse era solo l’umidità di Venezia che gli si era infilata nelle ossa.
“Solo che ne ho visti troppi, di film così” continuò lei “Adesso io dovrei raccontarti tutte le mie sfighe, una dopo l’altra, e alla fine tu dovresti prendermi il viso tra le mani, e dirmi che andrà tutto bene, che da oggi in poi le cose cambieranno”
La guardò. Era sempre seduta in cima alla pila di sedie, e parlava guardando fisso il selciato. I piedi le penzolavano nel vuoto, e per un momento Paola gli parve una bambina piccola.
“E alla fine mi baceresti, e io per qualche attimo mi illuderei che tu potessi davvero avere ragione”
Paola fece una pausa, e finalmente si voltò a guardarlo.
“Solo che lo so benissimo, come vanno a finire queste cose.”
“E come vanno a finire?” chiese lui con un filo di voce.
“Che neanche arrivati a Longarone penseresti di avere fatto una cazzata. Che sono troppo vecchia per te, che potresti avere di meglio. E, soprattutto, che se ti mettessi con me tua madre ti ammazzerebbe.”
Nello lasciò che le sue parole galleggiassero nell’aria, poi rispose.
“Quindi, cosa facciamo?”
“Quindi mandale un messaggio, povera donna. Se si è svegliata e ha visto che la macchina non è ancora al suo posto, starà morendo di paura”
Nello estrasse il cellulare dalla tasca del giaccone, e scrisse.
Ciao mamma, mi sa che stasera faccio tardi.
Invio.