La Rizzoli di recente ha deciso di riproporre al pubblico una versione tascabile di una delle antologie illustrate più vendute negli ultimi anni, “Il Secolo del Corriere Dei Piccoli”. Il libro raccoglie le illustrazioni, le vignette e le storielle più popolari del Corriere dei Piccoli, e nasce nel 2008 in occasione del centenario dalla prima pubblicazione della testata. Questa quarta edizione presenta gli stessi contenuti di quella del 2011, già revisionata e aggiornata, ma in versione tascabile e con una nuova e “affollata” copertina.
La raccolta, condotta da Fabio Gadducci e Matteo Stefanelli, mira a riunire novant’anni di pubblicazioni mantenendo uno stile retrò evidente già nella copertina, ma comunque necessario considerato il tema stesso della raccolta. Si tratta infatti del giornale per bambini più significativo del Novecento italiano, il giornale attraverso il quale le storie disegnate hanno preso piede tra le produzioni giornalistiche italiane. Personaggi giunti dall’America come “Mimmo, Mammola e Medoro”, “Bibì e Bibò”, “Fortunello”, “Arcibaldo e Petronilla”e “Mio Mao”, hanno realmente segnato l’infanzia di diverse generazioni.
A rappresentare una semplicità tutta nostrana comparivano le vignette di “Bilbolbul”” e “Quadratino”, ma anche “Marmittone” e “Il Signor Bonaventura”, personaggi che ebbero una forte presa sull’immaginario dei bambini del tempo spesso abituati a una letteratura per l’infanzia ipocrita e pedante. A conferma di ciò giungono le parole del regista Federico Fellini che afferma di aver sentito l’influenza di quei personaggi irreali ma comunque presenti nella società italiana dell’epoca: “alle persone reali affibbiavamo proprio i soprannomi di quei personaggi, così l’arciprete diventava Padron Ciccio, quello che aveva una mula cattivissima, la Checca che stampava i ferri di cavallo sul sedere…”.
Il primo numero del Corriere dei Piccoli uscì in edicola il 27 dicembre del 1908 al prezzo di soli 10 centesimi (oggi 36 centesimi), e fu fondato da Silvio Spaventa Filippi, che ne curò la pubblicazione fino alla sua morte, nel 1931. Da quell’anno in poi si alternarono diversi direttori fino al 1996, anno dell’ultima edizione. La rivista vide uno dei suoi periodi più fecondi negli anni ’50 e ’60 sotto la guida prima di Zucconi, e poi di Triberti.
Filippi infatti aveva impostato un giornale che seguiva attentamente le idee pedagogiche del suo tempo, eliminando dai fumetti le nuvolette e sostituendole con didascalie e filastrocche, ritenute più educative. Ma con Zucconi avvenne la svolta, e trovarono spazio i primi fumetti , i primi racconti per ragazzi e storie a puntate. Basti pensare che questi erano frutto delle penne di Gianni Rodari, Italo Calvino e Dino Buzzati.
Con Triberti il Corrierino ringiovanì si aprì ai fumetti del centro-Europa (per esempio “I Puffi”) e alla stampa tutta a colori.
Parlare oggi di questo “giornalino” può sembrare anacronistico dato che siamo abituati a vedere le edicole abbondare di pubblicazioni di ogni genere e per ogni età, ma al tempo della sua fondazione il Corrierino rappresentava uno dei pochi simboli di svago e invitava i bambini alla lettura, mirando proprio ai figli di quella nuova borghesia che si faceva largo nella società italiana.
Non ci resta dunque che ringraziare la Rizzoli per, è proprio il caso di dirlo, questo“piccolo” ritratto di una realtà ormai sbiadita e lontana; e allo stesso tempo augurare alla casa editrice la vendita di questo libro che sicuramente farà gola ai nostalgici.