“Abbiamo una tale fretta di fare, di scrivere, per godere del cammino, per rendere la nostra voce udibile un momento nel silenzio beffardo dell’ eternità, che ci dimentichiamo della sola cosa di cui tutto questo fa parte, vale a dire vivere!”
Con queste parole Robert Louis Stevenson chiosa il suo saggio “Virginibus Puerisque” e già basterebbe per poter dire che ha anticipato gli aspetti più innovativi del XIX secolo. Quelle correnti di pensiero che faranno conoscere il Romanticismo della seconda ora, la psicoanalisi di Freud, la fenomenologia del concetto di tempo ed esistenza.
Scozzese di Ediburgo e proveniente da una colta famiglia di ingegneri e pastori protestanti, nacque il 13 Novembre del 1850. Oltre ad una buona formazione culturale il giovane Robert ereditò dal lato materno della famiglia una salute gracile che lo tormentò tutta la vita. Pur tra convalescenze che lo portarono in sud Europa e negli Stati Uniti, riuscì a stimolare la sua formidabile creatività e curiosità nei confronti del mondo. Da ragazzino fu affidato alle cure di una infermiera bambinaia, Cummy, che con il suo modo quasi teatrale di raccontare e leggere storie condizionò non poco il nascente talento dello scrittore che già era appassionato cultore di celebrità quali E.A.Poe, W. Dafoe, H.Melville,C. Dickens. A lei è dedicata la raccolta di poesie “A Child’s Garden of Verses”. Come da tradizione per quell’epoca, l’adolescente Robert tentò di seguire le orme paterne iscrivendosi alla Facoltà di Ingegneria dell’Università di Edimburgo ma in breve tempo la letteratura e le sue seduzioni lo allontanarono da quel percorso di studi portandolo dapprima a collaborare con una rivista letteraria nel 1871 e successivamente a scrivere di resoconti di viaggio in occasione degli spostamenti lavorativi del padre in Francia.
Fu qui che , quasi trentenne, conobbe Fanny Vandegrift, una donna americana divorziata e madre di due figli. La famiglia Stevenson non approvò la relazione tra i due che pur sarà determinante per l’intensa attività produttiva dello scrittore. Deciso a non rinunciare a questo amore, con quel suo carattere un po’ testardo ma sicuro di sé e quasi a volersi scrollare di dosso l’atteggiamento pietistico per le sue condizioni di salute, decise di trasferirsi con Fanny ed i suoi figli in California, dove la sposò. La vita negli USA fu stimolante e prolifica di opere : “The Silverado Squatters”, “Across the Plains” e “The Amateur Emigrant”.
Nel 1880 tornò in Europa e riappacificatosi con i genitori , trascorse qualche tempo ad Edimburgo con la sua nuova famiglia . Racconta un aneddoto della vita dello scrittore che fu Lloyd Ousborne , figlio di Fanny, ad ispirare attraverso un suo disegno il romanzo “L’isola del tesoro”;pubblicato nel 1883 diventò un vero best seller. Con questo romanzo di formazione Stevenson sfoggiò uno stile originale in cui la descrizione dei tratti umani e della morale delle vicende dei protagonisti, è alternata di prosa e poesia come in una ballata che trascina il lettore in tutto il dispiegamento del racconto.
Alla fine degli anni “80 un peggioramento della sua salute lo portò a spostarsi in varie località climaticamente più salubri. Complice probabilmente questa nuova sofferenza fisica oltre che interiore, scrisse i romanzi “Il ragazzo rapito” (The Kidnapping), storia del giovane David Balfour e delle sue disavventure tra l’arretrata Scozia della metà del XVIII secolo e l’America, e “Lo strano caso del Dottor Jekyll e del Signor Hyde”. Stampato nel 1886 , la trama di questo romanzo anticipò di qualche anno ciò che poi la psicoanalisi dirà a proposito di inconscio e sdoppiamento della personalità . Il mutamento continuo della realtà che si pone agli occhi del protagonista Jackyll sembra quasi dire al lettore di non fidarsi troppo dei sensi e che la realtà così come appare ad una prima esperienza, può nascondere significati e simboli oppositivi frutto di una psiche nascosta ma direttiva.
Nel 1888 scrisse “The Master of Ballantrae”, altro romanzo in cui predomina il tema del doppio e della pervasività del subconscio. Nonostante un netto peggioramento delle sue condizioni di salute lo portò a trasferirsi nelle isole Samoa (Polinesia francese), scrisse nuove opere che ebbero vasta eco in Europa ed America: “Underwoods” (1887), “Ballads” (1889) e la raccolta pubblicata postuma “Songs of Travel “(1896). Stevenson si spense nel 1890, nella sua casa di legno e palma di banano su una delle isole Samoa, circondato dall’affetto delle popolazioni locali che lo consideravano il loro Tusitala (narratore di storie).
Nella ricorrenza del giorno della sua nascita (13 Novembre) ancora oggi si celebra ad Edimburgo il Robert Louis Stevenson Day (RLS Day) ( http://www.robert-louis-stevenson.org/rls-day). Una giornata all’insegna di eventi ispirati ai suoi racconti che coinvolge l’intera città. Mostre fotografiche, letture tratte dai suoi capolavori e conferenze fanno da sfondo ad una parata di persone comuni, per lo più giovani universitari, vestite come amava lo scrittore: con ingombranti cappotti di velluto. Sfilano per tutto il giorno per strade tracciate con scritte di gesso dei versi e pensieri dello scrittore nazionale. Lo slogan di questo evento è “vieni a mangiare crostate di crema e conosci il doppiogiochista John Libbel”. Questi fu l’alter ego di Stevenson per buona parte della sua giovinezza. Nelle sue “Memorie personali”, lo scrittore raccontò che John Libbel nacque in occasione di una gita con un suo cugino, Bob,quando erano adolescenti. Al termine di quella passeggiata Bob si accorse che mancavano solo 5 scellini per comprare il biglietto del treno per il viaggio di ritorno . Robert ed il ragazzo riuscirono a salirvi pagando solo una parte del biglietto temendo il controllo della polizia ferroviaria . Alla prima stazione di sosta, prelevando dalla sua valigia un pantalone, Robert corse verso un banco dei pegni. Diede in pegno i suoi pantaloni per 5 scellini e quando il commesso del banco chiese la sua identità, rispose istintivamente di chiamarsi “John Libbel”. Scoprì allora l’attraente potere dello sdoppiamento di personalità. Ancora oggi in Scozia esiste un termine, “libbelian” che si usa per identificare una persona incline a rivolgersi al banco dei pegni ed a rifuggire le proprie responsabilità fingendosi “altro”.