Era da giorni, forse mesi, che il controllo, la magrezza e la perfezione non erano più un pensiero fisso per Dasy. Ma quella mattina, nel bagno, la bilancia spuntava da sotto il mobile scuro degli asciugamani e sembrava dirle “Sali, sali…”
La sfilò lentamente e il cuore cominciò a batterle più forte. Tolse la vestaglia e seminuda, poggiò un piede poi l’altro, ritrovandosi a fissare quel numero portandosi le mani alla bocca, inorridita: 60.4! Come aveva potuto raggiungere quel peso? Quanto tempo era passato?
Era come se si fosse svegliata da un sonno lungo un secolo ritornando in sé e alla realtà, una realtà peggiore di come la ricordava.
Si sentì una fallita, e in un attimo tutte le belle parole di sua madre, suo padre e di quel dottore, che le rimbombavano nella mente, erano diventate un cumulo di stronzate servite soltanto ad impedirle di raggiungere la perfezione. Le avevano fatto il lavaggio del cervello. L’avevano ingozzata di cibo e fatta ingrassare come una scrofa.
-Dasy, la colazione è pronta!! Ho preparato una crostata.
-Mettitela nel culo la tua crostata, stronza! Disse fra sé e sé. Poi, guardandosi allo specchio, trattenne in bocca un po’ di saliva e sputò con violenza sulla sua immagine riflessa.
In cucina l’aria, che profumava di dolce, le diede il voltastomaco.
-Buongiorno cara.
-Non è affatto un buongiorno, MADRE!
-Non mi piace questo tono, Dasy… che ti succede, hai dormito male?
-Ho dormito troppo, credo, ma ora sono sveglia.
-Ok, ok.. Adesso mangia o faremo tardi.
-Scòrdatelo!
-Che significa?
-Significa che non mangerò, ne ora né mai!
-Oh mio Dio, Dasy, non vorrai ricominciare? Prenderò subito un appuntamento col dottor Monetti, tornerà a farti ragionare lui.
-Ragiono benissimo. Siete voi che non capite e non capirete mai.
-Sei bellissima, amore mio, hai un bel colorito, capelli lucidi, un corpo con le sue curve al punto giusto. Ti prego, piccola, torna in te.
-Sono in me, adesso!, e non riuscirai a convincermi né a farmi cambiare idea questa volta. Ho ripreso 10 chili, dannazione, ed è tutta colpa tua!
Con un movimento improvviso del braccio colpì tutto ciò che era sul tavolo. Una tazza cadde sul pavimento rompendosi in mille pezzi e schizzando caffèlatte bollente per tutta la cucina.
-Che diamine, Dasy, non lascerò che ti annienti un’altra volta, non ti lascerò morire di fame e diventare una larva. Possibile che non ricordi a cosa ti ha portato la tua maledetta ossessione!?
-Questa volta non accadrà nulla di tutto questo. Sarò forte, raggiungerò la perfezione e né tu né nessun altro riuscirà a fermarmi!
Così dicendo si voltò, dirigendosi verso camera sua, ma la madre, afferrato il mattarello con cui aveva steso la pastafrolla, la raggiunse dandole un colpo sulla testa. Con un grave tonfo Dasy cadde svenuta.
-Pronto!?
– George, Dasy non è ancora pronta! L’ho appena risedata e messa a letto.
-E’ una follia, Emily, troveremo un’altro sistema.
-No, George, non c’è altro modo. Il dottor Monetti verrà da noi nel pomeriggio, ci aveva avvertiti del fatto che tre mesi sarebbero potuti non essere sufficienti.
-E per quanto ancora dovremo continuare?
-Solo altri sei mesi, George, altri sei mesi…