Quando si è piccoli si dipinge sempre il proprio futuro. Si immagina di avere un lavoro che da grandi ci faccia guadagnare molto, si spera di trovare un marito bellissimo e di avere tanti bambini.
Quando si è piccini si ha paura di ciò che non si conosce. Si cresce dando il meglio, si studia per prendere ottimi voti, si chiacchiera con le amichette. Ed io ho fatto tutto questo. Ho giocato in mezzo alla natura, ho disegnato perché amavo farlo, studiavo perché volevo diventare un architetto.
Sì, la matita è l’oggetto che più descrive la mia adolescenza. Sento ancora l’odore dei fogli e della gomma con la quale cacciavo via le imperfezioni dai candidi disegni.
Forse l’odore della carta e il bisogno di annusarla rimarranno per sempre in me.
Ho perso la vista a diciotto anni. Ero giovane, non che ora non lo sia più, però ero ancora grezza e incosciente. Non conoscevo nulla del mondo, ero così innocente. Poi mi dissero, qualcuno con tatto e altri con sincera arroganza, che non avrei visto mai più.
Ci sono voluti mesi, anni, prima che imparassi ad usare quel poco di vista che mi rimaneva. Impiegai tempo ed energie a capire cosa fare della mia vita stravolta. Capii che dovevo manipolare il presente e che dovevo vivere, anche se quelle curve e quei tratteggi non li avrei più visti.
La fantasia non mi ha abbandonata. Sono sempre rimasta lucidamente allegra. Sempre convinta che potevo regalare agli altri molto e che potevo ancora regalarmi delle opere. Sì, non più con la matita, ma era lo stesso.
Credo che il mio percorso da artista, perché tale mi sento, cominciò quando per caso iniziai a conoscere la tecnica di creare fiori di carta crespa. In principio non ero convinta, non ero eccellente. I primi fiori erano matasse di colla e carta, uno schifo.
Poi, trovai l’ispirazione e la voglia di fare fiori personali, così iniziai a creare rose di carta crespa. Sono passati molti mesi. Oggi mi definisco un’artista perché con la fantasia faccio rose perfette.
La mia vita si è evoluta, come è giusto che sia. Cambiano i luoghi, le persone che si hanno intorno e cambiano i tempi. Ma ciò che sognavo da piccola, di avere una vita tutta mia, lo sogno ancora.
Spero di laurearmi e di specializzarmi in giornalismo, voglio fare la giornalista professionista. Credo che con i fiori di carta possa nascere anche altro: mi piacerebbe diventare un’insegnante e passare ad altri ciò che ho imparato io, trasmettendo nozioni ed emozioni. Vorrei poi realizzare mille ed altri progetti.
Ho perso un senso, ma non ho perso il senso di vivere.