Ho chiesto quale fosse il tuo nome volevo sapere solo quello ma non per chiamarti ma per avere un’idea del tuo suono nella mia bocca.
Non volevo conoscere altro di te che quelle poche lettere di fila che erano il suono con il quale ti saresti girata per la strada e intanto immaginavo il tuo sguardo accarezzato dal vento.
Volevo immaginare cosa si provasse a chiamarti nella notte a bassa voce , solo con quelle poche lettere, senza usare altro che il tuo nome. Perché quello era veramente una delle poche cose intime che ti appartenevano.
Volevo sapere il tuo nome perché sicuramente qualcuno lo accorciava, quasi pigro nel farlo passare sulla sua lingua, io invece volevo saperlo per dirlo per intero senza scorciatoie.
Volevo sapere il tuo nome perché non mi serviva altro che quelle lettere unite dai tuoi occhi spenti ma così irresistibilmente bagnati.
Volevo sapere il tuo nome perché così incontrandoti mentre percorrevi una via sulla tua bicicletta avrei potuto farti voltare mentre pedalando ancora avresti frenato e ti saresti chiesta chi lo chiamasse in quel modo.
Volevo solo sapere il tuo nome perchè il resto lo avevo immaginato già così ante volte da non riuscire a sentire altro che quelle poche lettere unite dalla mia voce muta