CREDO
Credo nelle pupille che si riconoscono doppie in altre
Credo nella paura che scova il coraggio
Credo nel coraggio, eterno compagno della paura
senza la quale non sarebbe visibile
Credo nel suono che fa il silenzio
e nel profondo tacere del rumore
Credo nella vita pur sapendo che solo in parte sceglie per noi
Voglio credere ancora nella bontà del singolo
E non credo più nella carità
di chi si spaccia cristiano
Credo nei fatti che non siano propositi alitati a bocca vuota
di chi ha tempo di dire e non si muove nel fare
Credo nel male
perché senza provare il male non avrei mai incontrato il bene
Ringrazio il bene che mi serve
a fuggire dal male
Credo in mia madre
perché ogni giorno mi ricorda che la fatica
unita all’amore
diventa vapore leggero
Cinzia Vaccari è una poetessa italiana contemporanea.
Nata nel 1966 a Modena s’è fatta spazio pian piano, a colpi di versi e pubblicazioni, nel piccolo panorama della poesia contemporanea.
La poesia che vi presento oggi è stata pubblicata nel volume “Gli araldi della poesia”, una raccolta di 74 poesie di autori italiani contemporanei. Io l’ho trovata girando su internet, una delle tante sere passate a casa, davanti un PC. Inizialmente mi ha colpita il titolo e l’anafora iniziale, sembrava una beffa al Credo cristiano che ci insegnano da bambini. Poi ho capito che era quasi una rivisitazione, in chiave “adulta”, di una preghiera forse troppo lunga. Un Credo sui valori che cambiano, quando si comincia a credere davvero e in qualcos’altro, di concreto e astratto insieme. Diventano le sensazioni quello di cui ci fidiamo di più, il modo in cui ci vediamo attraverso gli occhi di altre persone è quello più veritiero; si comincia ad apprezzare il male, soprattutto quando va via e il sollievo che ne deriva sembra la sensazione più bella del mondo, quando si apprezza il bene e tutto ciò che ne consegue perché grazie al dolore precedente ha un profumo di nuovo, di meritato e di sudato. La vita intera, con il passare del tempo, diventa un credo intessuto in un tappeto di sensazioni che si visitano solo con l’esperienza, come il silenzio: è solo dopo un lungo periodo popolato dal caos e dal chiasso che si apprezza il valore del quieto silenzio, della profonda pace che c’è quando è assente ogni rumore. S’impara che qualche persona è buona, giusto qualcuna, e da quali ingenui essere umani quali siamo questo ci porta la speranza che sia così per tutti. Ci s’inizia a fidare delle persone che agiscono, cominciano a piacerci quelle che si costruiscono un mondo reale intorno a sé, senza castelli di sabbia, aria e vento.
Ma il verso che m’ha preso il cuore è stato l’ultimo. Sarebbe stata una poesia come tante senza quell’ultimo verso; una poesia sull’introspezione dell’animo, su quello che insegna la vita col tempo, un Credo di tutti i giorni di una persona adulta. Ma la verità, quella reale, è in quelle ultime quattro righe.
Credo in mia madre
perché ogni giorno mi ricorda che la fatica
unita all’amore
diventa vapore leggero
La fatica di una madre non è mai visibile. Per noi restano esseri potenti e perfetti, capaci di tutto, con una forza sovraumana. La vita insegna anche questo: l’amore cancella ogni traccia di fatica, soprattutto se è quello di una madre.
Cinzia Vaccari si sta facendo conoscere per numerose pubblicazioni ed è presente in numerose antologie poetiche. Per quanto riguarda la sua produzione, i più reperibili sono i due romanzi “La ragazza in bicicletta. Finché morte non ci separi” e “Scusate il disturbo”. Per quanto riguarda la poesia si trova molto sul web, stessa cosa per ordinare qualcuna delle sue raccolte di poesie.
Quindi, a voi cari lettori, buona lettura.