Pare che la domanda che gli rivolgano più di frequente sia “Ma i personaggi del tuo libro sono veri o inventati?” Pare anche che lui risponda invariabilmente (senza nascondere una punta di annoiata spossatezza) che i suoi personaggi sono tutta farina del suo capiente sacco.
Il “lui” in questione è Luca Manzi, sceneggiatore ed autore di un romanzo Rizzoli che sta riscuotendo un certo successo di pubblico e critica, “Il destino è un tassista abusivo”.
Sorvolando sulla scelta dell’incomprensibile titolo, oggi Letteratu è in grado di dimostrare ai lettori che Luca Manzi è un impostore della più bell’acqua, giacché la nostra inviata –con una memorabile intervista in esclusiva- è riuscita a rintracciare tre dei protagonisti del romanzo, che smentiscono clamorosamente le affermazioni del loro sedicente autore.
(Bar del zozzo, Roma – sottofondo di voci, tintinnio di videogiochi e tazzine)
Sono particolarmente lieta di conoscervi di persona, dopo aver molto apprezzato il romanzo. Ma la domanda è inevitabile: quali sono secondo voi le ragioni per cui Luca Manzi continua a mentire sulla vostra esistenza? Può iniziare il signor Franco che mi sembra ansioso di intervenire.
Franco Ma io nun me so’ mai fidato, vedevi questo qua che girava per il Quadraro vestito da finto povero, faceva il simpatico, t’offriva un prosecchino e faceva domande. J’è andata de culo, uno come me nun s’inventa, cioè me rendo conto che’n personaggio della mia portata spacca, praticamente il suo successo lo deve a me, è risaputo, risaputissimo: sono il personaggio più amato del romanzo, e infatti mo’ je faccio causa perché vojo la mia fetta.
Corrado Secondo me non ti conviene, potrebbero uscire fuori alcune storie della tua vita che l’autore ha opportunamente evitato di raccontare nel romanzo, sai una volta che si aprono certe porte… Scommetto che la storia del kebbabaro nano, ad esempio, non gliel’hai mai raccontata, eh?
Quale storia, Corrado, ci racconti lei…
C. Eh, Franco, quale storia? Gliela vuoi raccontare tu di quella volta che ti hanno arrestato per spaccio di falli di gomma contraffatti a Taiwan? Che nascondevi nei kebab? Sa, signora, se ci pensa, la forma si presta.
F. Quello fu un errore giudiziario, sono un perseguitato come Sallustio.
C. Il famoso scrittore romano nonché direttore di giornale. Certo.
F. Ahò, ma che vòi, finocchio velenoso. C’hai le tue cose?
C. Ecco bravo, fatti conoscere, con la tua sensibilità, sai il pubblico femminile come ti amerà. Biancoceleste!
F. Nun te permette, io nun so de la Lazio, mentre che tu sei finocchio è vero.
C. Tu sei laziale dentro…!
F. Ma li mortacci tua…!
(Rumore di sedie smosse, i due si accapigliano, vengono divisi dall’intervistatrice e da Giorgio Correnti, che prende la parola)
G. Ma non lo so, contento, sì, in parte contento: in fondo venire completamente esposto nella mia storia d’amore mi ha aiutato, sono diventato uno zimbello integrale, e quando diventi un personaggio della tua stessa vita un po’ ti deresponsabilizza, non ci puoi fare più niente. E ti rendi conto meglio di chi sei, dei motivi per cui la felicità e l’amore sono così difficili.
Ma la storia d’amore di cui si parla nel romanzo è lasciata in sospeso, come’è finita? Cosa è successo a Cisterna di Latina?
G. Preferirei almeno su quello che è successo dopo mantenere la mia privacy. Anzi, io preferirei finire qua l’intervista.
F. Ahò, ma che scherzi? A me questa m’ha dato tre piotte sottobanco pe’ fa’ l’intervista tutti e tre, mo’ si te ne vai nun realizzo. Che poi, signora, ma se trovi un mestiere perbene, cioè… de scrive libri, ma faccia ‘na cosa utile, chessò… la cassiera.
Signori, vi prego, torniamo in argomento; stabilita –per quanto possa apparire lapalissiano affermarlo- la vostra esistenza, credete che Luca Manzi abbia correttamente delineato le vostre personalità, insomma abbia saputo ricreare una mimesi credibile?
F. A Corrà, ma come parla questa? Ma che vor dì “mimesi”, devo mimà quarcosa? Io pe’ tre piotte te mimo pure mio zio ubriaco alla prima comunione de mi nipote che mena ar prete.
G. No… sta chiedendo se secondo te l’autore ti ha descritto fedelmente.
F. No. Io innanzitutto sembra per ‘sta storia con Corrado…
C. …che è vera, perché tutto quello che è raccontato nel romanzo è vero.
F. I fatti, i fatti sono veri! …ma dal romanzo pare che -come dire- io so’ come attratto da voi froci!
C. E infatti lo sei, come tutti gli omofobi.
F. Non usare parole che non conosco, Ciccioculo, quante volte ti ho detto quando discutiamo di non usare parole che non conosco?!?
C. Vedi? Bisticciamo come una coppietta… bufalo…
(Vola il tavolino, i due si riappiccicano, separati dall’intervistatrice e da Giorgio)
E lei, signor Corrado, come si vede rappresentato?
C. L’autore è stato davvero generoso con me. Non so se sono come lui mi descrive, se so essere così elegante, se so accettare il dolore con la distaccata grazia del mio personaggio. Ci provo, senza dubbio l’autore ha colto un tentativo, ma credo di non riuscirci così bene.
G. Anche a me è andata bene, devo dire: non credo di avere il coraggio del mio personaggio, io sono molto più integralmente vigliacco. Quei pezzi al mio barone universitario non glieli avrei mai saputi fare; io sono una monade di vigliaccheria, sono come il monolito di 2001 Odissea nello spazio, ma cacato sotto..
(Giorgio Correnti appare provato, gli amici cercano di consolarlo)
C. Ma non è vero, dai…
G. Certo che è vero… ti ricordo che ho passato un anno a Reykjavik. Un anno!
C. Ma che c’entra…!
F. E poi in Islanda ci sono vichinghe bionde e zoccolissime, è risaputo. Hai fatto bene.
Un’ultima domanda: se, come probabile, essendo Luca Manzi anche sceneggiatore, decidesse di trarre un film da “Il destino è un tassista abusivo”, quale attore vorreste che interpretasse la vostra parte?
C. Fassbender, bellissimo, bravissimo, immensamente elegante come forse io non sono, ma il mio personaggio sì.
F. Ma che cazzo stai a dì: io me recito da solo. So’ inimitabbile. Manco un Pacino, forse, e dico forse un Tomas Milian trent’anni fa, ma mo’ è troppo vecchio. Si me recito, oltretutto, ce sta finalmente ‘na risultanza economica. Eccheccazzo.
G. Sono certo che non se ne farà mai un film. Non darei mai il permesso, sono stato già sufficientemente sputtanato, sono lo zimbello del Quadraro, le nonne mi additano ai nipoti nei parchi, non ce la posso fare,.
F. Seeee’… ne parliamo poi, non fare ‘ste dichiarazioni così nette. E poi, che vor di’ “zimbello”?
(Anche Corrado tenta di convincere Giorgio e intanto Franco…)
F. Comunque, te come te chiami? Francesca? Lo sai che c’hai un certo… come una… sei bona, ecco, sei bona. Ce vieni giovedì pomeriggio alla presentazione del libro?
La nostra inviata ha accettato a questo punto il cortese invito di Franco, non solo per dedizione alla professione giornalistica, ma anche per assistere di persona all’epico scontro tra autore e personaggi che si terrà oggi stesso presso la libreria Tra le Righe, sotto i vecchi pini del quartiere Trieste.