L’Erasmus potrebbe non esserci più. Il programma destinato ai giovani universitari europei che prevede un’esperienza studentesca per alcuni mesi al di fuori del proprio Paese di appartenenza, potrebbe essere solo un bel ricordo. Il motivo è la mancanza di fondi per finanziare tale progetto che ogni anno vede protagonisti migliaia e migliaia di ragazzi del Vecchio Continente. Da Bruxelles infatti, arriva la notizia che il Fondo Sociale Europeo, Fse, rischia di dare un colpo di scure ai finanziamenti che eroga annualmente per sostenere il programma Erasmus. Se per questo primo semestre la Commissione Europea ha già trasferito il 99,13% dei fondi alle agenzie Erasmus nazionali, mancheranno 90 milioni di euro per i pagamenti degli studenti Erasmus del secondo semestre. E la situazione sembra critica per il 2013. Fatto sta che un quadro certo della situazione sulle borse Erasmus si avrà solo alla fine di dicembre prossimo.
Tuttavia c’è da dire che la Commissione Europea si è mostrata fiduciosa affinché si trovi una soluzione per colmare la mancanza di fondi. Ma l’Unione degli Universitari e l’Esu, European Student Union, invece, temono che i pagamenti possano giungere troppo tardi e che tali ritardi possano incidere sulle richieste per l’Erasmus, contribuendo ad un drastico calo della domanda. La Commissione presenterà un emendamento al bilancio per colmare il deficit il 23 ottobre prossimo, mentre la decisione finale sarà approvata solo entro la fine del 2012.
Non sono mancati gli interventi da parte dei rappresentanti delle associazioni. “Quanto sta succedendo è inaccettabile” – tuona Michele Orezzi, Coordinatore dell’Unione degli Univeristari – “L’Europa dovrebbe essere sempre più un’Europa dei popoli, un’unione politica e sociale. Proprio il progetto Erasmus ha rappresentato in questi anni una speranza e una concreta opportunità per un’intera generazione di studenti. Siamo stanchi di un’Europa che viene strumentalizzata solo per tagli e sacrifici. Ora vogliamo riprenderci l’Unione Europea, vogliamo che diventi il nostro sogno di un’istruzione pubblica per milioni di studenti, un nuovo welfare e un nuovo modello di sviluppo. Scuola e università come beni pubblici: questo è quello che noi oggi chiediamo all’Europa”.
Anche Karina Ufert, Presidentessa dell’Esu, ha esternato le sue perplessità. “Come possiamo pensare che gli studenti prendano la decisione di studiare all’estero quando non c’è chiarezza sulle borse che dovrebbero ricevere? Gli Stati Membri hanno preso l’impegno di garantire finanziamenti per incrementare la mobilità degli studenti: ora è il momento di farlo”.
Come detto, a dicembre si saprà qualcosa di certo quando il Consiglio e il Parlamento Europeo dovranno approvare una variazione al bilancio onde risolvere tale incresciosa situazione. Rimangono comunque le preoccupazioni degli studenti di veder sparire una vera istituzione universitaria in vita dal 1987, dove in alcune realtà è fondamentale per la propria formazione personale. Ad esempio nella facoltà di Interpreti e Traduttori di Forlì, una delle pochissime in Italia, nella quale i giovani che usufruiscono dell’Erasmus, sono quasi il 100%.