A Roma, qualche giorno fa, il cielo era color arancio e le foglie ornavano le strade: tipica fotografia autunnale che mi ha messo addosso un po’ di malinconia. Sono uscita in cerca di un nuovo libro da regalarmi e sono entrata in libreria senza sapere bene cosa cercare. Ho notato, tra classici ingombranti e nuovi arrivi, un libricino di poesie: “Chi è senza peccato non ha un cazzo da raccontare” di Vincenzo Costantino. Per i fans di Vinicio Capossela come me, questo nome non può essere nuovo.
Per chi non lo conoscesse, invece, Vincenzo “Cinaski” Costantino è un poeta milanese, classe 1964. Uomo eclettico, realista ai limiti del cinismo, egocentrico, sensibile, arrabbiato; grazie al suo amore per la scrittura, ma soprattutto per la lettura, Costantino ha portato in giro la poesia, in particolar modo nei posti che in apparenza ne sembrano privi: osterie, bar, periferie.
Ho letto le centoventidue pagine tutte d’un fiato, una notte. Milano raccontata da Costantino non sembra una grande città, sopraffatta da numerosi visi e da assordanti rumori, ma solo un piccolo specchio in cui riconoscere la società tutta. Milano “si nutre di solitudini e disperazioni”, ma è anche il nido a cui ogni milanese tende per il resto della vita:“Uno dei pochi aspetti piacevoli che mi / fanno partire dalla mia città è la / consapevolezza che poi ci devo tornare / ed è meraviglioso tornare a casa.” Tanto Pavese, quindi; e proprio a Pavese è dedicata la poesia “Lascito”. “Annoiato”, invece, è un omaggio a Primo Moroni e Pier Paolo Pasolini: “[…]Ho visto massacrare la poesia. / L’ho vista massacrata dalla confusione / sessuale e da una vecchia alfa romeo[…]Ho visto la poesia comprendere dov’era casa sua e dov’era il domicilio / l’ho vista tremare di fronte alla paura / dell’appiattimento culturale. / L’ho vista massacrare attraverso le / lacrime di un paese che non l’ha saputa / difendere e poi l’ho vista sorridere al / proprio destino.” E, ancora, tanto Hank e poesia beat, tanta rabbia in questo romanzo in versi, tra sogno e incubo, tra sesso e amore, tra malinconia e disincanto. Duro, perché dura è questa esistenza. Duri sono i colpi, le ferite, la ripresa. Costantino non condisce i suoi versi con il miele, ce li serve così, nudi e crudi. Ma la stessa esistenza, drammatica e amara, ha in sé qualcosa di poetico che può essere espresso in versi, che deve essere espresso in versi. Poetica diventa l’immagine ricorrente della stazione -il “non luogo” per eccellenza- e del bar, perché: “Il bar non ti regala ricordi / ma i ricordi ti portano sempre al bar”.
Probabilmente uno dei più grandi artisti contemporanei, Vincenzo Costantino è tutto da scoprire e interiorizzare, riutilizzare e analizzare per scoprire la poesia…ovunque.
Oh, like a bird on the wire,
Like a drunk on a midnight choir,
I have tried, in my way, to be free.
(L. Cohen)