Bordeaux: il dott. Mathias Freire lavora da un mese e mezzo come specialista presso l’ospedale psichiatrico locale. E’ un uomo solitario, con vaghi ricordi di un amore finito male e un dolore fisico che lo affligge, proprio dietro l’occhio sinistro.
La routine delle visite, col loro carico di rassegnata contiguità con i malati spesso irrecuperabili, non si è ancora consolidata, che un evento contribuisce ad incrinarla definitivamente: un uomo, affetto da amnesia, viene ritrovato nei pressi della stazione ferroviaria e condotto dalla polizia all’ospedale. Poco tempo dopo sarà collegato all’omicidio di un giovane tossicomane, ucciso secondo un rituale ispirato alla mitologia classica.
Il medico intraprende una sua indagine personale tentando di recuperare i ricordi del paziente, ma si rende conto di essere egli stesso un’essenza fittizia che guarda l’orlo di una deriva fatale, poiché la sua mente è come un vaso di Pandora che nasconde, non già i vizi degli uomini, bensì una serie di personalità che, pagina dopo pagina, riaffioreranno col loro tragico carico di verità.
Comincia così per il protagonista una corsa indietro nel tempo e nello spazio per tentare di riacquistare la vera identità e di comprendere il senso delle minacce che incombono su di lui; Mathias Freire fugge dalla clinica per ripercorrere i bassifondi fetidi di Marsiglia con l’identità di Victor Janusz, alcolizzato clochard sospettato di un altro omicidio a sfondo mitologico; poi i luoghi di un secondo ospedale psichiatrico nei pressi di Nizza come Narcisse, disturbato pittore di autoritratti; per riconoscersi ancora a Parigi nei panni di Nono, falsario dal gusto dandy dedito agli incontri galanti. E finalmente, forse, dietro l’ultimo angolo, trovare il suo nome vero.
I frammenti del passato sono schegge violente lanciate a velocità impazzita: ferocia, dolore, disperazione concorrono a comporre le tessere di una personalità che si è incagliata tra le increspature di molti volti. Ogni identità visitata si lascia dietro una scia di sangue con la sua serie di incontri, fughe rovinose e fortunose, che si snodano con un andamento vertiginoso e ci costringono a guardare a distanza ravvicinata le infinite abiezioni dell’animo umano.
Alla ricerca ed alla caccia di quest’uomo sfuggente, combattuta tra un’istintiva attrazione e l’adrenalinico appetito del segugio c’è lei: Anaïs Chatelet, un capitano di polizia alla sua prima indagine importante, una donna combattiva e tenace, che sovverte ogni regola fino a rischiare il posto e che, al contrario del protagonista, conosce fin troppo bene il proprio passato e vorrebbe invece dimenticarlo, che ha nutrito la propria vita di odio e chiederebbe in fondo solo l’oblio di un conforto.
Jean Christophe Grangé, col suo “Amnesia”, ci fa fare un giro su di un ottovolante scatenato, ci fa ammalare, inorridire, impallidire, ci lascia col fiato sospeso in attesa dell’ultima rivelazione, ma soprattutto ci regala due figure affascinanti, unite dal dolore, vittime di violenze non del tutto dissimili, figlie della incommensurabile crudeltà umana.
E anche se questo colosso da 750 pagine mostra i piedi d’argilla di un finale non del tutto convincente e un po’ tirato, rimane comunque il merito di aver costruito una trama densissima di spunti, di aver saputo mischiare il giallo col noir e una punta di spy story, senza perdere il gusto di un’accattivante uso della lingua, che mette d’accordo tutti i generi e, allo stesso tempo, li sovrasta.