Napoli, ufficio postale di Bagnoli, interno giorno.
– E’ che mi mancano i talloncini!
L’impiegata al riparo dello spesso vetro antiproiettile fa spallucce mostrandomi le palme.
Vuote.
E adesso?
Rigiro nervosamente tra le mani la busta contenente il modello ISTAT per le RILEVAZIONI SULLE ISTITUZIONI NO PROFIT, poi guardo l’orologio. Mezz’ora. Trenta minuti tondi tondi di attesa allo sportello riservato ai Prodotti Postali e questa mi dice che ho fatto la fila per niente.
– Sa com’è, abbiamo fatto da poco i lavori e ‘sti bollini proprio non li trovo.
Vorrei strangolarla, sono sceso di casa più presto del solito, ho preso il mio bravo numerino, ho atteso che uno stuolo di zelanti segretarie spedisse un numero interminabile di raccomandate tutte rigorosamente A/R, il tutto per sentirmi dire che nei lavori di ristrutturazione dell’ufficio sono andate perse delle banalissime striscette autoadesive.
– Sono cose che succedono, abbia pazienza – aggiunge leggendo la furia omicida nel mio sguardo.
Vorrei chiamare i carabinieri, farla arrestare, scrivere una lettera ai giornali, urlare tutto il mio disprezzo ma so che sarebbe inutile, quelle ricevute non salterebbero fuori nemmeno se a cercarle ci mettessero un branco di cani poliziotto. E a me ne serve una e subito.
– Guardi, adesso lo dico al direttore e chiediamo un’altra fornitura.
– Vabbè – faccio rassegnato – e quando posso ripassare?
Mi guarda sorpresa. Le labbra s’increspano in un accenno di sorriso di commiserazione, poi torna seria.
O almeno ci prova.
– Non saprei. Faccia una cosa, provi a Napoli 24, lì dovrebbero averli.
Napoli 24? Dovrebbero averli? Brutta imbecille, prima dai i numeri e poi usi anche il condizionale? Che siamo a una caccia al tesoro? Sono in ufficio pubblico o a un gioco a quiz?
– Mi scusi, signora – e tiro su il signora con la massima fatica – che cos’è Napoli 24?
– L’ufficio di Fuorigrotta Stadio – mi risponde con degnazione.
Eccerto come non saperlo, mi perdoni.
– E lei mi assicura che lì hanno ‘ste benedette ricevute?
Di nuovo le spallucce e le palme in su.
– Provi.
Per un momento valuto seriamente la possibilità di sfondare il vetro a testate, scardinarla dalla poltrona su cui è seduta e appenderla per i piedi al cancello d’entrata ma poi valuto che tutto questo mi porterebbe via troppo tempo e sono già in forte ritardo al lavoro.
– D’accordo – sibilo girando sui tacchi.
Nel farlo quasi travolgo un’anziana signora che si scansa appena in tempo.
– Giuvinò, e che è, non funziona?
– Tutto a posto, signò, voi che dovete fare, dovete prendere la pensione? E allora state tranquilla, ché i soldi non se li sono persi. Ancora!
Mi guarda per un attimo, chiedendosi probabilmente di quale droga io faccia uso, poi mi sorpassa e prende il numerino d’ordinanza. Si siede e attende, di tempo lei ne ha in abbondanza.
Metropolitana, linea 2, interno giorno.
Tra una fermata e l’altra valuto se provare a Napoli 24 o a Napoli 54 ovvero, per i meno colti, l’ufficio di Corso Meridionale che, peraltro, ha il vantaggio di essermi di strada.
Dopo aver soppesato a lungo i pro e i contro opto per questa soluzione ripromettendomi, memore delle disavventure passate, di chiedere informazioni prima di fare la fila.
Ufficio postale Napoli 54, interno giorno.
L’impiegato sembra disponibile e, cosa più importante, non è barricato dietro un vetro, non si sa mai…
– Certo che li abbiamo, signore, prenda pure il numerino, è cosa che si fa in un attimino.
A parte la lieve irritazione prodotta dall’uso eccessivo di diminutivi il tizio mi sta simpatico. Quasi lo bacerei per aver posto fine alle mie peripezie.
Ho appena il tempo di voltarmi, però, che lo sento urlare all’indirizzo dell’addetto allo scarico merci.
– Toninoooo, Tonì, sient, fa ‘na cosa miett ‘stu carrello ca’ annanz, accussì non me scassano chiù e’ pall –
E complimenti per l’eleganza e l’ottimo bilinguismo!
Quindici minuti, non l’attimino promessomi, e sono davanti a un’altra impiegata. Che ha però evidenti problemi con l’elettronica considerato che digita con estrema lentezza e al momento della stampa della ricevuta comincia a cliccare furiosamente un po’ dappertutto.
– Andrè, Andreaaaa, ma qua che devo fare, qual è la stampante LAN? Qua mi dice che devo scegliere la stampante LAN, ma io non la trovo, cazzarola!
Poi dice che uno fa una strage, scorri l’elenco delle stampanti e pigia dove è scritto LAN.
Niente da fare, il mouse clicca l’impossibile ma non il necessario.
Andrea, vista la mala parata, giunge in soccorso.
– Titina, ecco, qui, vedi, STAMPANTE LAN.
Ecco, appunto.
Afferro la mia ricevuta, saluto con – poca – cordialità, inforco la porta e sono fuori, alla luce del sole.
Esterno giorno, Napoli, Italia.