Ti aspetti che a undici anni una bambina giochi a campana o a nascondino, e a pena si scopra donna; invece nel 2009, trovatasi al centro di una guerra insensata, una bambina Pashtun di nome Malala (Addolorata) ha iniziato a scrivere articoli sotto lo pseudonimo di Gul Makai, raccontando le atrocità commesse dai talebani nella sua terra, il Pakistan, contro la popolazione tutta e le donne in particolare.
Ti aspetti che a quattordici anni una ragazzina abbia sogni, desideri e un futuro certo; invece Malala Yousafzai ha subìto ieri un attacco che ha tentato di far tacere per sempre la sua giovane voce. Un talebano l’ha avvicinata nel suo villaggio mentre si recava a scuola con le amiche (immaginate una schiera di ragazzine brune e immaginate le risate gioiose, le confidenze sussurrate). Chiedendo chi fosse Malala, le ha sparato, ferendola gravemente alla testa e alla gola, colpendo anche una sua amica. Ora Malala è stata operata in un ospedale militare e rischia la vita.
Ti aspetti che nel mondo il diritto allo studio e alla conoscenza sia garantito a tutti, e senza distinzioni di sesso o di censo. E invece contro gli orchi censori si devono sollevare esili eroine, giovani donne, parole che fanno paura perché denunciano condizioni di inferiorità imposta, perché l’ignoranza è il terreno più fecondo per reperire nuove piccole mani da armare, come accade ogni giorno in Africa, a Cuba, in Palestina e Israele.
Bambini soldato e bambini kamikaze mandati a morire. Bambine sottomesse e mutilate mandate spose o uccise.
“Se a questa nuova generazione non daranno penne, i terroristi daranno pistole”.
È questo il monito di Malala che oggi risuona in tutta la sua verità e potenza: l’ignoranza genera ignoranza e partorisce nuovi mostri. Al mondo maschile, quando è feroce e assetato di potere, l’essere femminile fa paura da sempre. Per questa ragione alle donne, rappresentate come esseri inferiori, è negata la conoscenza e la libertà di decidere di se stesse: Malala doveva essere punita, schiacciata e ridotta al silenzio.
Ma questo attentato codardo non fa che dimostrare ancora una volta l’ottusità della violenza terrorista e per contro la forza inarrestabile della parola femminile.
Persino sulla bocca di una ragazzina dagli occhi scuri.