Non ne posso più. La guida dice solo bugie. Sam mi manca. So solo che non avrei mai voluto che iniziasse, la nostra storia e anche questo stupido viaggio. Ho paura. Ho paura di innamorarmi di un altro, come stava succedendo pochi giorni fa. Sono confusa. Penso a papà, alle cose che diceva sull’Italia, e che qui a Trieste non ritrovo. Sulle rive, al Molo Audace, al Caffè degli Specchi, non sembra neanche più Italia. C’è entusiasmo, gioia di vivere come da altre parti, ma anche tanto meno caos, tanto meno rumore. Trieste ha queste statue di scrittori che mi indagano, che sembrano scrutare ogni mia debolezza. Con un calice ormai vuoto, forse il terzo da stamattina, me ne sto qui, a pensare a Piazza Unità, a quanto è bella di notte, e ai negozi mezzi vuoti, con le vetrine di cinquant’anni fa. Qui le ragazze sono tutte libere, e nessuno mi ha dato fastidio, al piccolo porto, ieri sera. Anche se ero ubriaca di birra, e di jazz. Ho smesso di punirmi con il cibo, e ho cominciato assaggiando la grappa al salto, il sakè dai cinesi, il Tokaj ungherese. Qui ci sono tanti vecchi, ma hanno più energia di me. Mi sorridono, anche se non ci capiamo, con quegli occhi chiari sospesi tra Est Europa e Grande Nord. Quando Matteo mi ha detto che dovevo scegliere, gli ho mentito e ho mentito a me stessa. Non ho capito se voglio l’arte o la vita, l’amore o il sesso, la solitudine, la morte. Quando sento Sam litighiamo, ma almeno mi sento viva. Certo, potrei andarmene da qui, ma in un certo senso questo viaggio dentro e fuori di me deve continuare. Ora salgo in albergo, magari mangio qualcosa in un buffet. Le sarde in saor sono stupende, con un po’ di spritz alla frutta, vicino, o un prosecco dry. Domani un bagno a Barcola, nel cuore della città. Se non passo la notte a maledirmi. Ci sono turisti, ma non quanti credevo. Alle “Bandierette” ho visto piatti di pesce straordinari. Per le strade ho fatto un sacco di foto che guarderò domani. Ecco, continuo a non capire. E soffro. Perchè odio il fatto che non potrò più tornare qui, non in questa vita, e allora guardo il mare e questo monumento a chi partiva e chi moriva in guerra, e piango, mentre la luce della luna, ancora lei, sfiora i magazzini del porto e le mie inquietudini.