“Potevi pensare che era matto. Ma non era così semplice. Quando uno ti racconta con assoluta certezza che odore c’è in Bertham Street, d’estate, quando ha appena smesso di piovere, non puoi pensare che è matto per la sola stupida ragione che in Bertham Street, lui, non c’è mai stato. Negli occhi di qualcuno, nelle parole di qualcuno, lui, quell’aria, l’aveva respirata davvero. A modo suo: ma davvero. Il mondo, magari, non l’aveva visto mai. Ma erano ventisette anni che il mondo passava su quella nave, lo spiava. E gli rubava l’anima.”
Danny Boodman T. D. Lemon Novecento.
Le sue mani, il Virginian.
Un pianoforte.
L’oceano, l’immenso oceano.
Quando una storia nasce, nella mente di uno scrittore, si appiglia a frammenti di realtà probabilmente sconosciute, immaginate. Con altrettante probabilità, prende forma e si sviluppa a partire da un’idea del tutto diversa da quella che l’aveva fatta nascere.
Alessandro Baricco scrive, sostiene di scrivere un monologo teatrale.
Eppure scrive una leggenda, che ha il sapore dell’America vista per la prima volta negli occhi degli emigranti, il sapore della paura di chi si sente sopraffatto dal mistero della natura, dell’oceano, il sapore dell’ispirazione della musica che diventa l’unico strumento in grado di accordare le disarmonie del tuo cuore.
Quando si legge una storia, nella testa del lettore, si sta leggendo la propria personale esperienza, anche senza essere mai salpati sul Virginian, senza aver mai visto l’America, senza aver mai sentito Novecento suonare. Nello stesso modo in cui Novecento ha visto Bertham Street negli occhi di qualcun altro, tu vedi la sua storia nelle pagine di Baricco.
E’ un minimo, impercettibile gioco di evocazioni, che si riversa a poco a poco.
E’ questo che fa Baricco, prendere un pezzo di vita lontana anni luce e renderla credibile, come un vestito che non hai mai provato ma che ti calza a pennello.
“E’ come un urlo gigantesco che grida e grida, e quello che grida è: banda di cornuti, la vita è una cosa immensa, lo volete capire o no? Immensa.”
Elisewin.
Una farfalla notturna da trasformare in una donna.
La malattia e la cura.
Il mare, l’oceano mare.
Storia diversa, vita vera.
“Volevo dire che io la voglio, la vita, farei qualsiasi cosa per poter averla, tutta quella ceh c’è, tanta da impazzirne, non importa, posso anche impazzire ma la vita quella non voglio perdermela, io la voglio, davvero, dovesse anche fare un male da morire è vivere che voglio. Ce la farò, vero?”
E siamo lì, durante quella notte di tempesta, mentre non c’è più vento, non c’è più notte, non c’è più mare, per lei.
Siamo lì, mentre si consegna al destino, qualunque esso sia.
Se allora tutte queste storie non sono chiacchiere per sciocchi sognatori, come io credo, una volta finiti i suoi libri vorrei che Baricco fosse mio amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che mi gira, come direbbe Salinger.
Sono libri contraddittori, pieni di tutto, come la vita.