Il mortale tranello delle venature dei muri
Di zinco.
Torturo con tenacia presuntuosa l’attaccapanni
Dell’aguzzino isolano…
Quella sua godibile imprecisione nel
Lagrimare
E frattempo insultare le sgretolabili scuse e Ave Maria dei rami
Di fronte lo spettacolo dei nani da circo.
Il caotico e stonato mio conforto mentre appendo la cartomante
Delle mie bugie, maturate al ritmo calante del mio specchio
(senza ricami stilistici e regole), che mercanteggia con l’imbalsamatore della mia faccia d’ambra.
Prendo il manichino e il libro dei
Proverbi e annego fra le porte socchiuse…
Cari miei… ero stato sfregiato, e
La pelle del mio viso sghignazzava sui tappeti
Del mercato delle pulci.
Orazio Labbate in Kafka,
Amen.