Le strade del sud accolgono resti di animali, scheletri secchi, forme immateriali d’ interiora orizzontali che sono un unicum con l’asfalto. Il brecciolino raccoglie gli occhi di cani, le storie di anatre senza orizzonti, senza schiarite, anatre pneumatiche. Carmine s’arrotola nel dolore, scartavetra lo strato sottile della tangenziale, accatta, dalla “disperazione autostradale”, le carcasse delle bestie. Ogni bestia… una dimenticanza, ogni colpo blasfemo di “pala”… l’eterno attivismo della morte nel dattiloscritto che “sotto specie eterna” è il suo requiem, mentre i carusi sparano pedate contro un pallone.
Già sputano contro dio.
Il pitbull si ferma per tastare, con il suo stesso sangue colante, la prefigurazione di una lapidazione canina: guarda la nuvola, e la nuvola sembra sangue.
Il cane poteva fare solo questo.
Le gocce cadono e paiono tingere il mare albanese, le gocce s’espandono, come olio in acqua, ammorbando il mare grigio che è la pavimentazione autostradale. Il percorso del sangue del pitbull, il sentiero per raggiungere il rito animico del sollievo.
Salvatore è un pitbull.
Salvatore ansima come quel cane, Salvatore “inghiotte acqua marina”, come il mare che mangiò la bestia della sua infanzia.
La strada, marchiata dalle botte della vanga e dalle botte dei pianti della lapide, si colora del rosso del pitbull perchè ogni macchina corre e, come durante lo scotennamento in itinere della carne da macello, scosta il prodotto intravenoso del mostro.
Carmine non c’ha più preghiere.
Gli animali non conoscono preghiere, vedono la strada asfaltata e vedono la lapide, poi i rumori s’inoltrano, divinamente, nella nuvola.
Salvatore e il pitbull sono dello stesso sangue.
Il brecciolino molle è di: carne di carne, carne di uccello, carne di specie mattutine e notturne.
… Oltre la macelleria, molto più lontano, la lapide è di carne puerile.
Nelle tangenziali del sud, la notte e il silenzio sono di animale morto.
Amen