Piange nel mio cuore
Come piove sulla città;
Cos’è questo languore
Che mi penetra il cuore?
O dolce brusìo della pioggia
Per terra e sopra i tetti!
Per un cuor che si annoia,
Oh il canto della pioggia!
Piange senza ragione
Nel cuore che si accora.
Come! Nessun tradimento!…
Dolore senza ragione.
È la pena maggiore
Il non saper perché
Senz’odio e senza amore
Ha tanta pena il cuore
Oggi non parlerò d’amore. O per lo meno, non parlerò dell’amore romantico. Oggi vi parlo del dolore, di un Italia che si spegne, ogni volta, con rinnovata angoscia davanti a delle vite che vengono rubate, così, senza preavviso, con un botto talmente assordante che ti viene solo da stringere le mani al petto e raggomitolarti. Un angoscia che fa sempre più rumore nei cuori delle persone, che anche se non te ne frega niente della TV, dell’Italia e di chi è adesso il presidente o la squadra che ha vinto il campionato, se ti fermi un attimo e vedi un sorriso in una foto, e sai che la persona ritratta non esiste più, per qualcosa di cui quel sorriso non era a conoscenza perché troppo giovane… allora il cuore ti si stringe. E fa crack. Il cuore fa crack se vedi sui giornali e in televisione che una ragazza con un sorriso stupendo ed ebbro, carico, quasi ubriaco di vita la puoi vedere solo in foto adesso. Perciò, oggi, chi se ne frega di tutto, io vi parlo del lutto, e vi parlo del lutto che cala nel cuore attraverso le parole di Paul Verlaine.
Ogni volta che il cuore dell’Italia e del mondo si gela per queste ingiustizie mi viene voglia di stringere chi mi è affianco, stringere forte mia sorella fino a sentire dolore solo per sentire la vita, per sentire che ci siamo ancora, come le mani di quei ragazzi che si abbracciano tra di loro per sentirsi vicini, per avvertirsi e odorarsi e toccarsi e mischiare lacrime e parole che dopo un po’ non hanno più senso.
Ieri qui a Napoli è piovuto, era come se anche il cielo stesse in lutto e il sole si fosse rifiutato di fare il suo lavoro, le gocce di pioggia sembravano lacrime tanto erano pesanti e tanto battevano sui finestrini delle auto. Sono questi, i momenti in cui viene spontaneo guardarsi intorno e pensare a quante ridicole questioni ci fanno star male giorno dopo giorno, a quante le persone ferite senza motivo valido, quante allontanate, quante non perdonate, quante mai amate.
Dolore senza ragione.
Il poeta maledetto svela il dolore più intimo, quello che si impadronisce del cuore e vi ci fa piovere, par che non ci sia ragione, e il non sapere perché non fa altro che acuirlo.
Noi la ragione la sappiamo, noi la guardiamo e la viviamo. Sono passati vent’anni ma questa volta il rumore è più forte, e le urla più feroci, questa volta anche la poesia si fa avanti, e anche le strade si smuovono e tremano. Il sole della Puglia non è mai stato così triste, s’è fatto spazio tra le nuvole e cerca di scaldare dei cuori sfiniti, e degli occhi troppo giovani per tutte quelle lacrime.
Io con la mente sono lì, voi che fate? Voi venite?