Li leggo, voglio dire, leggo tipo, cioè nel senso…
(…a volte è complicato dire proprio ciò che penso!)
I libri cioè li leggo, per moltissimi motivi…
( vabbè diccene uno…oppure ce lo scrivi…)
Li leggo perché sai, la biblioteca può bruciare.
Oppur perché ciò gli occhi e li devo adoperare.
Li leggo perché credimi non posso farne a meno.
( Li inizio a colazione e li concludo quando ceno. )
Li leggo perché in casa sono lì sugli scaffali:
li prendo e li accarezzo come soffici animali.
Di certo non li leggo ché non ciò niente da fare.
Da fare ce n’ho sempre. Ma se leggo lascio stare…
Li leggo che m’insegnan tutto ciò che non conosco.
Li leggo perché prima sono stati un po’ di bosco.
Li leggo perché sono, come monti da scalare:
da su la vista è splendida. Però, c’è da sudare…
Li leggo e intanto pago, che lo so, la vita ha un costo.
Li leggo e sono altrove: lontano da ‘sto posto.
Li leggo con cautela perché… sto appeso a un filo.
Li leggo con stupore: da sempre sto all’asilo.
Li leggo anche se sono sul viale del tramonto.
Li leggo, finalmente, perché li ho trovati in sconto.
Li leggo e li sostengo in volo in mezzo alle due dita:
se battono le pagine vuol dir che han preso vita!
Li leggo mentre dormo, mentre mangio e mentre bevo.
Li leggo e non ricordo neanche più quelchè dicevo.
Li leggo affinché possa, far le citazioni colte:
insomma, certe volte certe voglie vanno tolte!
Li leggo e mi ritrovo perso nei miei luoghi oscuri.
Li leggo nauseato chiuso in mezzo a quattro muri.
Li leggo e vanno a fuoco al quattrocentocinquantuno.
Ne leggo centomila, solo uno oppur nessuno.
Li leggo nell’angoscia del delitto e del castigo.
Li leggo no alla moda che non voglio essere figo.
Li leggo, mi trasformo e ne osservo anche il processo.
Li leggo gogolando, a naja, dentro il cesso.
Li leggo chiuso dentro, a un giardino di cemento
e intanto mentre cresco, i sogni me li invento.
Li leggo mentre invecchio e qui per me non è il paese.
Li leggo sulla strada e le speranze son sospese.
Li leggo in solitudine e ci metto cento anni
oppur coi moschettieri aspetto altri vent’anni.
Li leggo e anch’io mi sento un po’ capro espiatorio.
Li leggo mentre creo, il mostro mio, in laboratorio.
Li leggo da lontano, che mi serve il cannocchiale:
è un tesoro che risplende che io so, sai, quanto vale!
Li leggo perché sono tutto quello che non ho
e, nel frattempo, aspetto ancor che arrivi il mio godot.
Li leggo ad occhi chiusi e volo via dalle parole:
ma le ali son di cera e devo stare attento al sole!
Li leggo e mi abbandono come Emma sul divano.
Li leggo fino in fondo: ve lo giuro con la mano!
Li leggo ininterrotti dagli spot pubblicitari.
Li leggo anche a natale… se mi parlan degli avari.
Li leggo mentre cerco ancora il tempo che ho perduto.
Li leggo in preda al panico sperando in un aiuto.
Li leggo e li posseggo ma è solo una finzione:
mi han catturato loro e sto bene in sta prigione.
Li leggo e ciò paura che non spengo più la luce…
E anche se li han scritti quando ancora c’era il duce
Li leggo mentre mento, mentre mi si allunga il naso.
Li leggo molto attento anche se, li han scritti a caso.
Li leggo e sullo sfondo c’è del jazz con una tromba
e una bionda platinata che mi porterà alla tomba.
Li leggo e ci sto sotto come tende da campeggio.
Vorrei votare loro, quando entro dentro un seggio!
Li leggo e mi proteggon da qualsiasi kryptonite.
Li leggo così a lungo che mi perdo le partite.
Li leggo con distacco per far colpo sulle donne.
Li leggo fino all’alba perché sto da solo e insonne.
Li leggo lentamente e tengo il segno con il dito.
Li leggo e poi scompaio perché il libro mi ha rapito.
Li leggo sulla schiena che così non vedo il cielo.
Li leggo, mi commuovo e sopra il mondo appare un velo.
Li leggo a pancia sotto, con le mani sotto il mento.
Li leggo e non so proprio perché poi io son contento.
Li leggo discendendo verso il mio privato inferno.
Li leggo e li trascrivo, come un pazzo, su un quaderno.
Li leggo catatonico sospeso sull’abisso.
Li leggo e li degusto come un pranzo a prezzo fisso.
Li leggo straripando la capienza mia degli occhi.
Li leggo, spalle al muro, nel futuro niente sbocchi.
Li leggo mentre fischia il vento e soffia la bufera
e leggo di coloro che sui monti invece c’era.
Li leggo posteggiato, talvolta in doppia sosta.
Li leggo foglio a foglio se arrivano per posta.
Li leggo per passione però non sulla croce.
Li leggo mentre bolle l’acqua in pentola che cuoce.
Li leggo per passare il tempo come il minestrone,
frullando giorni e giorni fino a farne una stagione.
Li leggo e nel frattempo mi attraversano i neutrini.
Li leggo e mi incasino: mi si incrociano i destini!
Li leggo e li respiro come l’aria pura in quota.
Li leggo fischiettandoli così, nota per nota.
Li leggo e giro pagine che imparo poi a contare.
Li leggo perché in fondo gliela voglio far pagare.
Li leggo anche poi mentre se ci sono dentro io:
è il punto più vicino in cui mi posso sentir Dio.
Li leggo che vorrei che li leggesse anche mio figlio:
il mondo sfugge in fretta e c’è solo qualche appiglio.
Li leggo, per concludere sta lunga tiritera
partita stamattina e giunta fino a sera,
perché, in fondo e in fine e prima ed anche dopo
i libri sono fatti… così per questo scopo.