L’informazione in rete non è clandestina. La sentenza della III Corte di Cassazione, presieduta dal giudice Saverio Felice Mannino, entra così nella storia sancendo che i blog non possono essere considerati ‘stampa clandestina’, né tantomeno la loro informazione è da considerarsi un reato per il solo fatto di esserci, a prescindere dai contenuti. La suddetta sentenza ha assolto in tal modo Carlo Ruta, giornalista, storico e saggista, che saltuariamente curava il blog ‘Accade in Sicilia’ che si occupa di informare l’utenza circa i fenomeni di mafia. Proprio per un articolo pubblicato su tale blog, un magistrato, sentendosi offeso per quanto aveva scritto Carlo Ruta, lo aveva querelato per diffamazione.
La vicenda inizia sette anni fa quando appunto il blogger, nel sopracitato articolo, critica l’allora procuratore della Repubblica di Ragusa, Agostino Fera, per come aveva condotto 40 anni fa, le indagini su due omicidi compiuti a Ragusa a distanza di pochi mesi: trattasi dell’assassinio dell’ingegnere Angelo Tumino, recentemente archiviato, e del giornalista Giovanni Spampinato. L’accusa di diffamazione fu accolta sia nel 2008 dal Tribunale di Modica sia nel 2011 dalla Corte di Appello di Catania; inoltre, Fera aveva anche chiesto ed ottenuto l’oscuramento del blog in cui scriveva Ruta. Dalle richieste del procuratore Fera è nata anche la contestazione del reato di stampa clandestina: poiché il blog é periodicamente aggiornato, secondo la tesi accusatoria, il blog é un giornale soggetto alla legge sulla stampa. Ruta era stato condannato perché il Tribunale di Modica considerava il blog come un vero e proprio prodotto editoriale secondo la legge n. 62/2001 e in quanto ‘stampa periodica’, avrebbe dovuto essere registrato presso il Tribunale competente. La sentenza della Cassazione invece capovolge tutto, assolve con formula piena Carlo Ruta per il motivo che “Il fatto non sussiste” e sancisce che i blog non sono assoggettabili alla legge sulla stampa del 1948, in particolare non hanno l’obbligo di registrarsi presso il Tribunale come testata giornalistica, a meno che non ricevano finanziamenti pubblici. Pertanto i bloggers che scrivono in rete, giornalisti e non, potranno continuare la loro attività senza l’obbligo di registrare la testata e su di loro non saranno applicabili le discipline sulla stampa, in primis l’obbligo alla rettifica.
Per Ruta è “La fine di un incubo iniziato sette anni fa”, mentre sulla sentenza della Cassazione aggiunge che “È degna della tradizione del nostro Paese, che ha dietro di sé una cultura giuridica di prim’ordine. Mi preme di ringraziare per prima cosa tutti coloro che hanno sostenuto fino all’esito conclusivo questa campagna di libertà. A loro il web deve davvero tanto. Sono passati oltre sette anni e questa sentenza, determinante per il destino della comunicazione in rete, ripaga i sacrifici fatti e l’impegno di tutti. D’ora in poi possiamo dirci davvero più liberi”. Anche Giuseppe Arnone, avvocato di Carlo Ruta, si è espresso dichiarando che “La Corte di Cassazione, accogliendo le mie argomentazioni, ha scritto una pagina storica in ordine ai valori della libertà di pensiero e d’informazione, anche in relazione ai nuovi strumenti di trasmissione del pensiero. Ancora una volta la massima Corte si è dimostrata ben più avanzata e liberale dei giudici di merito. Giustizia quindi è stata fatta nel modo più alto”.
La notizia è da accogliere con sollievo, perché garantisce una maggiore libertà di informazione. Spesso gli articoli che si trovano in rete vengono considerati come di serie B ed invece, soprattutto chi scrive di cronaca o comunque fa informazione, cura ancora di più i propri pezzi, ricerca informazioni più dettagliate cercando di regalare ai lettori un ottimo servizio di informazione, senza neanche lanciare titoloni forzati che attirino attenzione per poi scrivere nel corpo dell’articolo cose trite e ritrite come troppe volte accade nei mezzi di comunicazione come stampa e tv. Al di là di processi, sentenze e leggi future su tale argomento, chiunque si cimenti a scrivere, che sia giornalista o meno, deve rispettare un codice deontologico per il quale deve ricercare solo la verità, ne deve dare notizia ai propri lettori e se incappa in un errore deve dimostrare la sua buona fede riscrivendo l’eventuale articolo con le dovute correzioni. Questo è ciò che conta realmente e solo colui che agisce in tal modo potrà definirsi un buon blogger, ma soprattutto un uomo intellettualmente onesto.