L’alba di Talulla è il secondo volume della trilogia dei lupi mannari di Glen Duncan. Il primo volume, recensito da noi l’anno scorso, vede in questo romanzo la continuazione della sua trama. La prima scena si apre con una descrizione della trasformazione in licantropo della sexy ed amabile Talulla, una ragazzina “svergognata e viziosa” a detta di sua zia Theresa, una ragazzina che nel giro di pochissime pagine si trasforma in una donna incinta e senza partner, col cuore dilaniato e la pancia fatta a pezzi dal mostro che porta in grembo. Si, Talulla è un raro esemplare di lupo mannaro incinta, un’adorabile cagna che profuma di humor nero e sensualità con una libido latente che sin dalle prime immagini del romanzo la rende irresistibile agli occhi del lettore. Una storia appassionante ha inizio subito dopo il breve incipit, tra le nevi dell’Alaska, mentre Talulla attende la luna piena per lasciar scappare wulf, per far sì che si che la bestia nascosta dentro lei si nutra, per dargli vita a briglia sciolta, e così sarebbe andata se la Luna, con i suoi potenti effetti collaterali, non avesse scatenato il parto della ragazzina viziata, ormai diventata un mostro. Un parto che non finisce nel migliore dei modi, una vita che pulsa tra le gambe di un lupo mannaro mentre tutt’intorno l’aria si riempie di nemici, i soliti, i vampiri. Nella notte fredda d’Alaska Talulla partorisce un bimbo, strappatole dalle braccia da vampiri sconosciuti entrati in casa in stile “gioco sparatutto”, ma arriva per noi lettori il colpo di scena ed ecco che alle luci dell’alba, quando tutti cominciavano a disperare, compare una splendida bambina, inaspettata, una gemella.
Dopo tante emozioni e tanti screzi, l’istinto di protezione verso i cuccioli, porterà Talulla e una banda inaspettata di aiutanti, che potremmo definire anche “i ribelli del sistema WOCOP”, a dare la caccia ai rapitori del bambino mannaro, suo figlio. Grazie a questa caccia, si troverà ad affrontare una serie di disavventure lungo i fantastici scenari dell’Italia, dell’Inghilterra e di Creta, viaggio pieno di creature misteriose ed inaspettate presenze, puntellate di tanto in tanto da rivelazioni sconcertanti.
L’alba di Talulla è decisamente un libro pieno di suspense e sentimento, i rapporti sentimentali sono sempre complicati, molto probabilmente perché letti dal punto di vista della protagonista, la quale deve lottare contro i fantasmi del suo passato, tra i quali vi è proprio la madre, verso cui la protagonista si sente legata da un rapporto di dipendenza; ma i fantasmi non si esauriscono nel seno materno. All’interno del romanzo, Talulla tenta di ricucire i fili tra le tante vite che le sembra di vivere: quella di mamma, di compagna ferita e vedova e quella di figlia paziente e succube, ma non ottiene quasi mai quello che desidera e a tratti è come se la Talulla delle pagine divenisse fantasma di se stessa.
Il ritmo incalzante della narrazione rende la trama fluida ed omogenea, senza lasciare spazio a zone d’ombra, il modo di dialogare che Duncan ha con il lettore, dimostra ancora una volta in questo secondo volume della trilogia, che il miglior modo di stemperare la tensione è quello di coinvolgere attraverso la descrizione certosina particolari minuti.
L’alba di Talulla non è la solita storia dei licantropi contro i vampiri, essa contiene un non so che di affascinante e particolare, come affascinante e particolare è la stessa protagonista con tutto lo stuolo di seguaci. Un romanzo al cardiopalma, intrigante e duro, spennellato di humor nero ed erotismo.