Che speri, che ti riprometti, amica,
se torni per così cupo viaggio
fin qua dove nel sole le burrasche
hanno una voce altissima abbrunata,
di gelsomino odorano e di frane?
Mi trovo qui a questa età che sai,
né giovane né vecchio, attendo, guardo
questa vicissitudine sospesa;
non so più quel che volli o mi fu imposto,
entri nei miei pensieri e n’esci illesa.
Tutto l’altro che deve essere è ancora,
il fiume scorre, la campagna varia,
grandina, spiove, qualche cane latra
esce la luna, niente si riscuote,
niente dal lungo sonno avventuroso.
Mario Luzi
Una donna fa visita alla mente del poeta e gli permette di fare un’analisi di se stesso nella specifica fase della vita in cui si trova.
Tratta da “Primizie del deserto”, questa poesia di Mario Luzi è una lettera che il poeta invia ad una donna, Giuseppina, improvvisamente riaffiorata dallo sciame dei ricordi.
Per i più ultimo esponente dell’ermetismo, in verità percorso da molte correnti letterarie e di pensiero, Mario Luzi in questa lirica mette al centro se stesso, il proprio io, la propria esperienza che è però in conflitto con il mondo fuori.
La voce della donna si delinea in una giornata di sole, in un paesaggio apparentemente ameno, dove in realtà predominano le burrasche, le frane.
La donna è solo lo spunto per procedere poi verso una tematica di incertezza esistenziale, di precarietà delle cose, per cui anche la donna è soltanto di passaggio e esce “illesa” dalla mente del poeta.
La condizione in cui il poeta capisce di essere è quella della sospensione, a metà dell’esistenza terrena, oscillante per l’appunto tra un passato che è andato ed è ormai lontano, e un futuro che è indeterminato e vago.
La natura che fa da sfondo alla lirica è l’immagine, il riflesso di come Luzi vede l’uomo e il suo destino. Si avverte quasi una routine, un ciclo.
Il mondo esterno espresso nei fiumi che scorrono, nella campagna varia, non ha niente di nuovo da rivelare e il futuro è già nel presente.
Di fronte a tutto questo il poeta mostra uno stato d’animo di indifferenza e di estraneità, estraneità che tuttavia gli concede di non farsi travolgere, di rimanere fermo mentre tutto passa.
Dunque anche il ricordo non lo turba e la donna un tempo amata non fa paura e non provoca ansie e confusioni.
La speranza di un sovvertimento è disillusa…