«Molla l’osso, strega!».
Il ragazzino gridava e sputava senza smettere un attimo di assestare calci secchi e ben piazzati contro il sacco informe che si contorceva piangendo sul pavimento.
La ragazzina invece sorrise sorniona con le labbra sottili e i denti che lampeggiavano perfidamente trionfanti quando, dopo una rapida torsione del vecchio polso della brutta befana, mostrò al fratello le chiavi della cassa.
«Pensavi di fare la furba, eh?». Anselmo picchiava ancora, per sfogare la tensione e l’eccitazione crescenti, mentre Greta, con movimenti rapidi e precisi, svuotava metodicamente la cassa e riempiva lo zainetto firmato che le aveva regalato mamma per Natale.
Era iniziato tutto pochi giorni prima. Approfittando della calca per le ordinazioni natalizie, Anselmo aveva nascosto nel giubbotto due cornetti mentre Greta adocchiava innocentemente le pizze. Le commesse non si erano accorte di niente. La vecchia però aveva gridato: «Posa quei cornetti, ladro!». I due fratelli erano usciti di corsa dal panificio e Anselmo si era ripromesso di fargliela pagare, a quella strega.
«Me li compro tutti, i tuoi dannati cornetti. Con i tuoi soldi, però!».
Rideva. Guardò Greta.
«Muoviti».
E poi, lanciando un’occhiata alla vecchia che piangeva in silenzio, aggiunse: «Non abbiamo più niente da fare qui».
Non c’era quasi più gusto. I mostri della Playstation hanno la pelle dura, ma ti danno più soddisfazione. Greta finì di vuotare la cassa e la richiuse con calma.
«Non ancora».
«Che vuoi dire?».
«Parlerà».
«Che vuoi fare?».
«Infilala nel forno».
«…».
«Guarda a terra».
Sul pavimento, accanto al polso spezzato della vecchia, c’era un cellulare con una chiamata in corso. La polizia? No, il figlio.
«Vi prenderanno…» biascicò la donna con la bocca che sanguinava.
«Sta’ zitta!» gridò Anselmo, mentre con la sorella la sollevava di peso, la infilava nel forno e sbatteva lo sportello, con le mani che gli tremavano.
Una macchina, una frenata. La saracinesca.
«Maledizione!» sibilò Anselmo.
E Greta, fredda: «C’è ancora spazio nel forno».