Il dominio della norma non vi era più sufficiente; non potevate più viverci , nel dominio della norma; e allora vi trovaste a dover entrare nel dominio della lotta.
“Estensione del dominio della lotta”, romanzo di esordio dello scrittore contemporaneo francese Michel Houellebech, diventato celebre al grande pubblico per “Le particelle elementari”, è stato definito dalla critica il nuovo “Straniero”, perché in grado di segnare, così come nel II dopoguerra fece il romanzo di Camus, la generazione contemporanea.
Il protagonista è un uomo di trent’anni, analista programmatore in una società di servizi informatici. L’infelicità è la cifra costante della sua esistenza.
Che cosa esattamente voglia significare il titolo rimane abbastanza oscuro. Volutamente l’autore non lo spiega. Sicuramente però una cosa risulta chiara: l’individuo moderno deve fare i conti con una vita in cui tutto è lotta, niente è garantito. Lotta nel lavoro, lotta nelle relazioni sociali, lotta nel sesso. L’analisi, lucida e nel contempo tragica, condotta dal protagonista rivela una conoscenza abbastanza autentica del mondo; è un mondo nudo, crudo, spogliato di tutti i colori che illusoriamente pensiamo di scorgere nella realtà.
Di fronte a tutto questo, il nostro personaggio sceglie intenzionalmente la noia, la non-vita.
Questo mondo non mi piace. Decisamente non lo amo. La società in cui vivo mi disgusta; la pubblicità mi nausea; l’informazione mi fa vomitare. Tutto il mio lavoro consiste nel moltiplicare i riferimenti, le verifiche i criteri di decisione razionale. Il che non ha alcun senso.
Le tre parti che compongono il racconto costituiscono il progressivo intrappolamento del protagonista in un guscio, che lo separa inesorabilmente dalla realtà esterna in tutta la sua essenza, in tutti i suoi risvolti.
Pertanto, di passaggio nella vita del protagonista, si susseguono una serie di personaggi, molto diversi tra loro, eppure tutti accomunati da una voglia di lottare.
Il più emblematico è senza dubbio Tisserard. Venticinque anni, una carriera ben avviata. Vergine. La sua bruttezza e il suo aspetto ripugnante lo hanno emarginato da sempre dall’attenzione delle donne. La sua lotta è però costante. È ossessionato dal desiderio di possedere una donna, pur risultando sempre sconfitto. Il protagonista prova un sentimento misto verso di lui. Lo ammira per la sua costanza estrema e nel contempo prova compassione. “Poveraccio” è infatti l’appellativo con cui continuamente lo taccia. Tisserard ha tutto contro di sè, eppure rimane coerente fino all’ultima notte, al tragico epilogo.
Almeno mi dissi quando seppi della sua morte, si è battuto sino in fondo. Almeno non ha abdicato, non ha abbassato la guardia.
Parallelamente ognuna delle tre parti contiene un racconto nel racconto. Si tratta di novelle di argomento animale scritte dal protagonista stesso, espediente narrativo che permette all’autore di allargare il raggio d’azione, di approfondire i diversi aspetti della lotta.
L’ultima sezione del romanzo descrive la rottura. Ogni precario equilibrio si spezza. Il protagonista si rende conto di essere “in depressione”. Prima chiuso in una casa di cura, alla fine compie un viaggio, percorre una salita che gli darà la certezza di essere al centro di un baratro.
Sento la mia pelle come una frontiera e il mondo esterno come uno schiacciamento. L’impressione è di scissione totale; ormai sono prigioniero in me stesso…
Un romanzo che mira dritto alla coscienza del lettore. Distaccatamente la smuove.