Noi due ci assomigliamo…
Una donna che guarda negli occhi un’altra donna e rivede se stessa, senza conoscerla, senza sapere nulla di lei e della sua vita, coglie nel suo sguardo qualcosa di familiare, qualcosa di personale… Le protagoniste del romanzo Lezione di tango di Sveva Casati Modignani sono due donne, Giovanna e Matilda, apparentemente diverse ma che in realtà hanno tanto in comune; ambientato nella Milano di inizio Novecento, l’incontro delle due avviene davanti al negozio di antiquariato in Via Fiori Chiari di Giovanna, dove la vecchia Matilda è solita passare; le donne si guardano, si scrutano senza però mai trovare l’occasione di parlarsi, almeno fin quando Matilda un giorno ha un malore per strada e Giovanna la soccorre. Comincia la loro amicizia, Giovanna vedova e con una figlia, con negli occhi un velo di costante tristezza e Matilda, con il suo bassotto Lilin e un atteggiamento di ritrosia verso il mondo che la fa apparire scorbutica, scostante, difficile al contatto umano… Invece quel contatto umano nasce, con una sinergia che solo due donne riescono ad avere insieme, che piano piano le unirà diventando superamento dell’amarezza passata per Giovanna e ancora di salvezza nell’ultima fase della sua vita per Matilda. Sveva Casati Modignani presenta al lettore due storie di vita, intrecciandole, bloccando l’una e riprendendo l’altra come se ci si trovasse ad ascoltare della buona musica; gli accordi sono perfetti, i due strumenti vanno all’unisono creando una melodia che resta impressa nella mente. Giovanna entra nella vita di Matilda, nella sua soffitta, luogo dove l’anziana donna vive insieme al suo passato fatto di cianfrusaglie, una grande cicatrice sul viso, un quadro di due ballerini di tango ed un vecchio grammofono, che accompagna le giornate di Matilda diffondendo nelle sue ore quella musica di tanghi…
“Allora” propose sorridendo “Vogliamo cominciare questa lezione di tango?” “Prometti che non riderai della mia goffaggine!” disse lei; “Promesso; ora ti insegno una figura bellissima, si chiama coda di rondine: porta in fuori la gamba e piegati all’indietro a formare con la schiena un arco, esattamente come sto facendo io. Gira il capo e guardati allo specchio. Vedi? I nostri corpi sembrano la coda di una rondine, per questo il passo si chiama così”
Matilda amava quel medico che le aveva insegnato a ballare, che le aveva regalato un quadro dove i due danzatori ballavano un tango, dove secondo lui, quella ballerina assomigliava tanto a lei, che l’aveva amata e salvata e poi era finito tutto, perché la morte li aveva divisi e lei Matilda era rimasta di nuovo sola. Tutto questo Giovanna lo viene a sapere dalla sua nuova amica, con la quale condivide non solo il presente ma anche il passato: entrambe, seppure in maniera differente, erano state nella loro infanzia vittime di violenze; non importava dunque se questa violenza aveva bussato alla porta della ricchezza dell’una o della miseria dell’altra; entrambe ne portavano i segni nel cuore e nella mente.
Lezione di tango come lezione di vita dunque: nel romanzo le donne hanno di questa danza la passionalità, la forza e l’intensità delle loro storie.