Albert Chinualumogu Achebe è nato da Isaiah Okafo, un uomo di chiesa cristiano, e Janet N. Achebe, il 16 novembre 1930 a Ogidi, in Nigeria. I suoi genitori erano di etnia Igbo, convertiti al protestantesimo; suo padre insegnava in una scuola missionaria. Il nome “Albert” gli fu dato in onore del Principe Alberto di Sassonia, marito della Regina Vittoria d’Inghilterra. Il suo nome, “Chinualumogu”, significa invece “Dio combatterà nel mio favore”.
Achebe frequentò il college a Umuahia dal 1944 al 1947 e l’Università di Ibadan dal 1948 al 1953. A Ibadan approfondì materie come inglese, storia e teologia. Nel medesimo ateneo studiarono numerosi altri nigeriani divenuti in seguito dei grandi nomi della letteratura africana: tra essi citiamo Wole Soyinka (vincitore del Nobel), Elechi Amadi e Christopher Okigbo. Durante gli studi accademici, Achebe decise di rinnegare il proprio nome inglese, adottando ideologicamente quello indigeno di “Chinua”.
Nel 1958 pubblicò il suo primo romanzo, Il Crollo (dal titolo originale Things Fall Apart). Il libro ottenne uno straordinario successo: molte recensioni (incluse quelle su testate come The Guardian o The Observer) lo collocarono fra i più grandi romanzi del Novecento. L’opera fu tradotta in 50 lingue (record assoluto per un’opera africana) e vendette oltre 10 milioni di copie in tutto il mondo.
Dopo la pubblicazione del suo romanzo, Achebe iniziò ad interessarsi di televisione presso la BBC e nel 1961 divenne direttore della Nigerian Broadcasting Corporation. Durante la guerra civile scoppiata nel 1967 e durata fino al 1970, si schierò a favore del Biafra, diventandone l’ambasciatore. Nel conflitto morì Christopher Okigbo, amico di Achebe; il componimento in versi Dirge for Okigbo ricorda questo momento. In generale, la guerra del Biafra segnò profondamente Achebe e il ricordo del conflitto riemerge in svariati passi della sua opera.
A seguire, Achebe scelse la via dell’editoria, non tralasciando la sua grande passione per la letteratura, divenendo anche critico letterario e contribuendo alle riviste Okike (di cui era cofondatore) e Uwa ndi Igbo (quest’ultima, appunto, in lingua igbo). Fondò inoltre la African Writer Series, una collana pubblicata da Heinemann, che divenne mezzo fondamentale per la diffusione della letteratura africana postcoloniale e, naturalmente, per la sua evoluzione. Nello stesso periodo scrisse un celebre trattato dal titolo An Image of Africa: Racism in Conrad’s “Heart of Darkness” (“Un’immagine dell’Africa: il razzismo in Cuore di tenebra di Conrad”), uno dei saggi più discussi ed influenti della storia della critica letteraria africana. In questo saggio, Achebe osteggiò aspramente la rappresentazione dell’Africa fatta da Conrad in Cuore di tenebra, descritto come “un campo di battaglia” senza alcuna parvenza di umanità.
Alcuni hanno sostenuto che l’aperta ostilità di Achebe verso la cultura occidentale, ed in particolar modo la sua sentita vena critica nei confronti delle evidenti contraddizioni che il modello europeo presenta, gli avrebbero impedito di ottenere il Premio Nobel, da cui sarebbe stato escluso per motivi politici. Inoltre, proprio critiche di razzismo da parte dello scrittore africano furono mosse ad Albert Schweitzer (Premio Nobel per la pace nel 1952).
Ha sposato Christie Chinwe Okoli nel 1961, da cui ha avuto quattro bambini: Chinelo, Ikechukwu, Chidi e Nwando. Ha assistito all’Università di Umuahia dal 1944 al 1947 e all’Università di Ibadan dal 1948 al 1953. Nel 1990, Achebe rimase paralizzato dalla vita in giù in seguito a un incidente automobilistico. Attualmente insegna al Bard College di Upstate New York.
Spesso ci sentiamo dire che l’Africa è unita, che non è un continente solo sulla carta: tutto ciò è estremamente poetico, ma almeno altrettanto assurdo. I paesi che compongono questa immensa isola sono una scacchiera dove troppo spesso sono state giocate partite con pedine di un solo colore. La rinascita di un popolo, così come di ogni popolo, può partire solo dalla cultura, e dall’unione di essa con il recupero della propria identità; questo Achebe lo aveva capito da tempo.