È partendo dal Canzoniere che Francesco Petrarca costruisce la struttura di un’altra opera dalle grandi ambizioni: i Triumphi.
Si tratta di un poema in volgare, che il poeta aretino decide di scrivere in terza rima, il metro reso celebre da Dante. L’opera ha una storia filologica alquanto complessa, ed ancora oggi non sembra esser certo l’anno in cui Petrarca si mette al lavoro. Una data molto gettonata, tuttavia, c’è, ed è il 1356; la finale è il 1374, anno della morte dell’autore, che non riesce a concludere l’opera. Cominciano tuttavia a circolare i manoscritti con le parti sia abbozzate che concluse, ed una prima edizione a stampa esce nel 1470, insieme al Canzoniere.
I Triumphi riscuotono, fin da subito, un grande successo, che con il tempo è parso scemare a vantaggio di altre opere del Petrarca. La critica odierna si divide tra chi esalta il poema, e chi lo ritiene invece deludente.
Il progetto non manca di certo, come già detto, di ambizione. Petrarca vuole fare del suo amore per Laura un valore assoluto, punto di riferimento estremo della vita e della morte dell’uomo, quindi del suo destino. Ed attorno alla donna amata il poema si dispiega in un movimento ascensionale, verso una verità incrollabile che coincide con l’eternità. Eternità che è la tappa finale di una serie di “trionfi” (da qui, naturalmente, il titolo) minutamente descritti dall’autore, che si diletta nella rappresentazione – molto scenica – di figure simboliche e personaggi.
Si parte con il Trionfo dell’Amore, nel quale si narra di un sogno accorso al poeta addormentato in Valchiusa: Francesco Petrarca vede Amore su un carro infuocato, seguito da una processione di celebri amanti, con cui si intrattiene, fino ad arrivare a Cipro, l’isola di Venere. Seguono il Trionfo della Pudicizia e il Trionfo della Morte: in entrambi la protagonista è Laura, la donna-angelo del poeta, di cui viene narrata prima la resistenza ad Amore e poi la morte idealizzata, in versi di splendida musicalità. La morte viene superata dal Trionfo della Fama, dove l’autore presenta una lunga serie di illustri personaggi, due di uomini d’azione e una di intellettuali, tra i quali spicca la preferenza per Platone. Segue quindi il Trionfo del Tempo, che con la sua azione svela la vanità della stessa fama, per poi cedere anch’esso, definitivamente, all’immobilità e la certezza dell’Eterno, nel cui Trionfo finale si annulla ogni turbamento mortale, ogni contingenza, ogni sentimento.
E nel segno, ancora una volta, di quella figura onnipresente nella vita fisica, spirituale ed artistica di Petrarca: quella creatura celeste di nome Laura, di cui si attende il ritorno, in anima e corpo, alla gloria eterna.