Nel lontano 1994 Alberto Abruzzese espose una sua personalissima classificazione delle tipologie di televisione che oggi, sotto forme ambigue ma pur sempre determinanti per il rapporto media – politica, vivono in un amalgama del tutto nuovo, capillare e recidivo:
1- TV Generalista = modello tipico di televisione a cui si aggiunge, assieme ai grandi modelli dell’opinione pubblica – famiglia, patria, popolo e spettacolo, anche il permissivo consumismo della Fininvest.
2- Neo TV = sistema misto di emittenti pubbliche e private, e che privilegia eccessi individuali, trasgressioni, eccitazioni di piazza, spudorato ibrido di vita quotidiana, spettacolo e politica.
3- Post TV = distruzione del vecchio linguaggio televisivo, il classico emittente muore dall’interno, accerchiato dalle promesse dei neo – massmedia; il feticismo parossistico assorbe ogni cosa, i politici, i morti, i presunti eroi della patria, la cronaca nera, il gossip, gli extracomunitari, ogni cosa che riconduce all’esistenza appartiene oramai ai talkshow televisivi.
Attraverso la fruizione continua di immagini, modelli, pubblicità, reality e volgari programmi d’intrattenimento, il potere è riuscito a diventare intimo, a parcellizzare i nostri sogni e i nostri desideri, riuscendo a catturare l’anima dello spettatore. Diventa così “totalitario” nel senso più letterale possibile, cioè “totale” da ammaliare, persuadere la psiche, promettere piaceri e godimenti con l’offerta reiterante dei beni di consumo. Il politico non ha più bisogno di sottomettere il servo compiaciuto, ma di scoprirlo, indagare il suo cuore e la sua anima, e poi persuaderlo, incentivarlo al consenso della maggioranza. Questo processo di desoggettivazione delle coscienze individuali e degli stili di vita è assoluta prerogativa nei sistemi politici moderni avanzati, la manipolazione mediatica non è più solo culturale ma anche molecolare, velocizzata grazie all’utilizzo delle nano-tecnologie, e la mediazione diventa fenomeno chimico che destabilizza direttamente il sistema neuro-vegetativo. In questo contesto il populismo mediatico è riuscito a decostruire non solo il soggetto politico ma anche quello erotico, ed in questo generale scoramento di pulsione libidica la sessualità è ridotta a un campione, una provetta della nuova società dei consumi.
Per questo ed altri motivi, oggi si ritiene il De vinculis in genere di Giordano Bruno lo scritto politico più attuale e intelligente della modernità.
Il cardine di quest’opera bruniana è l’uomo inteso come materia desiderante che cerca il compimento, la copula, verso l’altro o attraverso ogni forma di connettivo che lo leghi alla società, che sia un’attrazione sessuale o una sublimazione di essa attraverso il lavoro, la produzione o la creazione artistica. L’eros crea desideri non solo nella mente dell’amato ma anche dell’amante, e la suggestione erotica crea dei vincoli tra due o più individui, cioè tra due amici, due innamorati, tra i membri di una famiglia, tra il politico e i militanti del suo partito. Tra vincolato e vincolante. Eros è quindi la sostanza primaria che genera il tessuto della società.
Il punto d’incontro tra chi sta al potere e chi invece guarda dal basso sta proprio nell’assecondare, dopo aver cercato a lungo e in largo, i desideri nascosti dei cittadini, le voluttà recondite del nostro animo. Il politico attua una strategia per colpire il suddito non più fisicamente, ma entra dritto nella sua immaginazione. Il politico – mago bruniano lancia le sue manie persuasive ed incatena l’ascoltatore, mantenendo in bilico il desiderio del suddito verso l’infinito. Sbuca dal cilindro, con qualche secolo d’anticipo, la visione lungimirante del politico che strumentalizza i sogni infantili e i narcisismi patologici delle masse, soppiantando la teoria del principe – centauro machiavelliano e, con un salto pindarico lungo secoli, rimpiazza il sogno di un partito come incisiva e ultima forza politica d’emancipazione di gramsciana memoria. Bruno tratta l’argomento dal punto di vista del “Grande Emittente”, cioè del manipolatore, mentre Freud qualche secolo dopo aggiornerà il discorso con un’analisi lucida e disperata di questo meccanismo dal punto di vista delle masse, Psicologia delle masse e analisi dell’Io.
Il De vinculis in genere si mostra come un catalogo enciclopedico di tutte le possibili relazioni umane, un tentativo estenuante ed estremizzato di esplicare l’uomo come sostanza desiderante, e quindi fruitore erotico insaziabile, che ama non solo il corpo dell’altro, ma anche il potere e la ricchezza. Ogni emozione, ogni forma di sentimentalismo umano non è altro che una variante dell’eros primordiale, e chi lo possiede è in grado di dominare il mondo…