Sulla porta dell’officina
d’improvviso si ferma l’operaio
la bella giornata l’ha tirato per la giacca
e non appena volta lo sguardo
per osservare il sole
tutto rosso tutto tondo
sorridente nel suo cielo di piombo
fa l’occhiolino
familiarmente
Dimmi dunque compagno Sole
davvero non ti sembra
che sia un pò da coglione
regalare una giornata come questa
ad un padrone?
Jacques Prèvert
Un operaio e una giornata da iniziare.
Jacques Prevert indossa la tuta e si ferma davanti ad un’officina. Il poeta francese, polemico e appassionato, noto per l’indole di ribelle, presta la sua voce di protesta ad un anonimo operaio che, come tanti, davanti ad una bella giornata di sole preferirebbe essere dappertutto tranne che nel suo buio e squallido posto di lavoro.
“Tempo perso” fotografa una persona semplice il cui pensiero rispecchia la mentalità dell’uomo medio, stanco di obbedire asetticamente alla routine che gli è imposta e dalla quale purtroppo però non può fuggire.
Dall’alto, nel “cielo di piombo” il sole, suadente e ammaliante, con la sua luce, il suo entusiasmo sembra quasi che si diverta molto a provocare il nostro personaggio, a giocare con i suoi pensieri, “ a tirarlo per la giacca”, a renderlo esitante fino al punto quasi di farlo cedere. Si apre una sfida sottile tra i due.
Quell’occhiolino spalanca una finestra sull’universo mentale del protagonista.
L’operaio si comprende ridicolo e si sente stupido nel regalare quella giornata al padrone. Si rende conto di non ottimizzare il suo tempo, di fare un dono gratuito a chi non lo merita, in definitiva di negare a se stesso la possibilità di viverlo come vorrebbe.
Il componimento, percorso da una palese vena ironica riflette fedelmente il senso dell’humor che caratterizza l’autore. Prevert infatti è insieme due anime in un corpo solo. Da una parte il poeta sentimentale, in grado di offrire bellissime immagini dell’amore, di toccare le corde più intime del cuore, dall’altra l’uomo socialmente impegnato che accende sempre i suoi versi con una polemica serrata, seppur condotta con intelligente sarcasmo.
Il poeta delinea qui un tipo umano con il quale il lettore non può non sentirsi solidale. Difatti riconosciamo in quell’operaio anche l’impiegato, lo studente, in generale il sottoposto che davanti ai cancelli prima di iniziare la sua giornata si ferma e si pone quella domanda: non sono forse un po’ coglione a regalare il mio tempo ad un padrone? La riposta la conosciamo già.