Predicato essenziale della parola democrazia è senza dubbio libertà. Libertà è partecipazione, cantava Gaber. Frasi semplici, forse anche in una certa qual misura demagogiche per alcuni, fonti invece rigogliose dalle quali paiono sgorgare naturalmente infiniti corollari. Da queste stesse fonti zampilla l’affermazione di Mario Raffa, autore di “Napoli Innovazione e Sviluppo – Cronaca di una sfida”, che indirizza, in un certo senso dedica, la sua opera all’attenzione di Amministratori, Consiglieri comunali, Persone impegnate nelle pubbliche amministrazioni, Studenti universitari e, forse svettanti fra tutti, i cittadini. Poiché essere abitanti della città non è solo un elemento statico, legato alla residenza, è un tendere, un desiderare di conoscere, un essere parte attiva del tessuto della propria realtà. Solo coloro che conoscono possono in modo attivo rendersi utili ad un cambiamento che i comuni, tutti ma in particolare tra tutti Napoli, necessitano.
Inizia nel 2008 l’impegno di Raffa come Assessore allo Sviluppo nella Giunta Iervolino, e la descrizione del percorso compiuto da lui e dal suo staff all’interno del volume. La passione lo spinge ad accettare un impegno non facile, rimanere fedeli a se stessi non è semplice in un tessuto come quello italiano che relega i capaci e preferisce loro gli “amici di”, che pare ingabbiare nelle sue maglie ogni spinta al cambiamento. La città si sa è un organismo vivo, le sue strutture amministrative dovrebbero esserne l’ossatura, poiché nessuna cosa vivente può risultare mobile e sana quando tali parti di sostegno vacillano, un dato significativo diventa chiedersi se davvero sia tutta colpa di un atteggiamento dei governati o se invece sia determinante l’assenza di tanti governanti che dalla passione si facciano spingere.
Senza dubbio un fruitore maggiormente preparato sarà capace di cogliere all’interno delle pagine spunti di riflessione vivaci, resoconti di un’attività non sempre gratificante ma importante. Potrà verificare i piani e l’efficacia degli stessi, e se anche una rondine non fa primavera è pur vero che una stagione deve pur cominciare prima o poi. Vorremo che fosse finalmente arrivato il momento per noi della stagione della rinascita.
Esperienze come quelle degli incubatori, strutture nate per ospitare, formare e poi accompagnare le giovani imprese nel mondo reale e concorrenziale, hanno portato a risultati d’eccellenza come nel caso della Bulla, che ha visto l’investimento in un settore tradizionale nell’ambito dell’area partenopea, l’oreficeria, la nascita di sinergie, con gli artigiani ceramisti di Capodimonte, la nascita di un centro che favorisce il “nuovo” senza sacrificare lo “srorico”. Allo stesso tempo l’impegno nei borghi ha sottolineato la volontà di non stravolgere il tessuto sociale, anzi di ridare lustro a zone che per loro stessa natura esercitano un’attrattiva turistica ed occupazionale. Il tentativo purtroppo fallito di creare una ZFU (zona franca urbana), ha segnalato la volontà di cambiare il volto di zone centrali che paiono invece essere sperdute periferie, nascondendo invece un enorme potenziale. Questo ed altro ancora è descritto nel libro, senza piaggeria verso se stessi e senza essere però nemmeno una cronaca asettica. Una volontà d’insegnamento mista alla voglia di lasciare ad altri qualcosa che sia più di un’eredità, e che non sia la solita “speranza”, bensì un solco dove altri potranno lavorare per costruire mura più forti.
Le cose che più colpiscono sono due. Innanzitutto la volontà di un nuovo modo d’amministrare, l’amministrazione del “dare conto”. Quanto spesso coloro che raggiungono posti di potere dimenticano che sono essi al servizio della comunità e non viceversa? Infine, con un’inversione di tendenza che pone a chiosa ciò che dovrebbe stare in alto, “prima si fa poi si comunica”. Con un breve inciso Raffa stravolge un assetto tanto caro alla politica. Prima parlano e poi sperano che gli altri se ne dimentichino. Vi consiglio di leggerlo, solo chi sa è padrone delle proprie scelte e può dirsi cittadino.