Il terrore è negli occhi di chi lo diffonde, il terrore è negli occhi di chi lo subisce.
«Che orrore. Che orrore!» esclamava Kurtz esalando l’ultimo respiro. Quell’orrore, improvvisamente materializzatosi sottoforma di incubo, rappresentava ciò che egli aveva creato e vissuto per quasi una vita. Quell’orrore era la notte che calava dopo anni di luce offuscata. Quell’orrore era la paura di chi comprende di aver donato se stesso al male, avendogli dato la possibilità di pervadere anima e corpo.
Kurtz, protagonista del celebre romanzo di Conrad, “Heart of darkness”, altro non è che la rappresentazione perfetta di uno status quo, arbitrariamente ottenuto e legalizzato da chi sfrutta l’arma più potente al mondo, il terrore. Ma cos’è veramente il terrore? C’è un aforisma inglese che recita: “One man’s terrorist is another man’s freedom fighter” (quello che per un uomo è un terrorista, per un altro è un combattente per la libertà). E in questo caso anche il concetto di libertà merita un approfondimento: tralasciando i più profondi studi filosofici in materia, naturalmente si identifica con la capacità di scegliere, di agire e di pensare senza costrizione alcuna. Qualunque sia la parte chiamata in causa, quella che invade o quella che si difende, l’utilizzo della forza e dunque della violenza, come mezzo per giungere alla conquista di qualsivoglia obiettivo, è strettamente correlato al terrore; al male, quale motore mobile di ogni declassamento umano a mera schiavitù per la propria libertà.
La darkness di ogni società si delinea così grazie alle azioni di chi proietta la propria cultura al di sopra di quella degli altri, di chi finge comprensione, di chi soffre per le mancanze altrui, di chi vuole il potere, di chi non accetta il buio. Questa ottemperanza a dogmi inesistenti, ha prodotto nel tempo gli esempi più barbari di azioni volte al perseguimento di obiettivi fatiscenti e fondate sulla semplice paura.
30 sono le guerre in corso all’inizio di questo nuovo anno.
Il terrorismo è ovunque.
C’è chi grida per giustizia, chi violenta per paura, chi invade per grandezza, chi attacca per difendersi. Eppure c’è ancora chi non ha ceduto al male, chi non ha sostituito con l’orrore la propria anima, chi non ha chiesto aiuto alla violenza.
Perché il cuore del terrore è in ognuno di noi, basta lasciarlo libero, un attimo, per far si che tutto venga giù, come i corpi, come le città.
De Andrè cantava: per strada tante facce non hanno un bel colore: qui chi non terrorizza si ammala di terrore…