Si potrebbe parafrasare la nota pubblicità di un digestivo esordendo con la domanda:”La cena ti è rimasta sullo stomaco?”.
Si, la cena è stata decisamente indigesta.
Herman Koch ci regala un libro dalla qualità pesante che appunto s’intitola: La cena.
Una voce narrante comincia ad esporre i particolari di un incontro in un rinomato ristorante di Amsterdam, dove ad un tavolo si riuniscono due coppie, il narratore stesso che incontra, insieme alla moglie, il fratello e la di lui consorte.
La natura di quest’incontro non viene svelata immediatamente, ed il lettore ha modo di percepire inizialmente solo un leggero disagio, che percorre la sensibilità del narratore, quasi volesse eludere gli esiti del convegno trincerandosi dietro il paravento di un’unità familiare, che egli, insieme alla moglie ed al figlio quindicenne, reputa perfetta e che, oscuramente, pensa potrebbe essere minata da quell’appuntamento.
Ma, a mano a mano che il racconto si dipana, scandito attraverso le diverse portate al tavolo, descritte con meticolosa e fastidiosa petulanza dal maître, la tensione della trama si sviluppa in un crescendo di violenza e ferocia; quello che inizialmente sembra un convito di una natura più classica, delineante apparentemente solo una relazione di gelosia del protagonista nei confronti del più famoso fratello, uomo politico con l’ambizione di candidarsi alla carica di primo ministro, diventa poi il luogo di uno scontro atroce, puntellato dagli episodi di brutalità legati al passato recente dei figli, dalla incredibile reazione degli stessi genitori, malati di una fragilità emotiva e psichica, origine probabilmente di ogni disagio della devastante progenie.
Dietro l’eleganza formale dei piatti, abbelliti da definizioni esotiche, la consistenza dei cibi si sfalda così come si scioglie l’apparenza di compiute famiglie borghesi, dietro cui si cela una diversa realtà svelata dalle tensioni che l’attraversano.
Il libro di Koch è una denuncia nuda e tremenda, che prende per mano il lettore, non per accompagnarlo amichevolmente, bensì per strattonarlo e condurlo in un luogo di non ritorno, il luogo dove ci confrontiamo con i valori della tolleranza e del rispetto, ma anche con le nevrosi, che minano alla radice una società solo apparentemente organizzata e civile.
Il belletto della cena è un trucco pesante, che nasconde ben miseri ingredienti.