Crescere come il tuono verso la fine
Per crollare poi grandiosamente
Mentre ogni creatura si nasconde,
questo, sarebbe la poesia
o l’amore, i due sono coevi,
dimostrabili e indimostrabili entrambi,
l’esperienza dell’uno e dell’altra ci consuma,
perché nessuno vede Dio e vive.
Emily Dickinson.
La malinconia e la vita insieme, negli stessi versi, tra punteggiature per nulla ortodosse, nella mescolanza originale di espressioni colloquiali e letterarie, nella distorsione di regole grammaticali.
L’eremita della poesia, che rifiutava la religione perché l’unica sua fede era la poesia stessa.
La poesia che oggi vi presento è ancora una volta un elogio all’arte. Non è una poetessa facile da capire, da avvicinare, il suo spirito appare sempre lontano ed evanescente, come i suoi versi. Inizia con una serie di metafore per dimostrare l’impetuosità e la potenza che può avere la poesia, e lo stupore che ne sussegue . Sentirsi minuscoli e impotenti, vittime di un tuono , come le creature impaurite che si nascondono all’impeto, è anche questo la poesia . Ma è questo anche l’amore, non è vero?
Ci lascia senza fiato, come un pugno nello stomaco che diffonde il colpo in tutto il corpo. I suoi primi rimbombi ci lasciano impauriti e con il desiderio di fuggire e nascondersi, via il più lontano possibile da qualcosa che , in fondo, non si comprende. L’amore è come la poesia. Entrambi presenti ma indimostrabili , e in fin dei conti indicibili. Forse descrivibili, ma come si fa a dir dell’amore? È per questo che Emily rifiuta la religione, non comprende e non concepisce la totale immersione in qualcosa che non sia poesia e quindi amore. L’amore , che è al centro della sua poetica , insieme alla morte ( riprendendo perfettamente l’antico topos di eros e thanatos ) era cresciuto con lei, come il seme di una pianta rigogliosa, che tuttavia non ebbe opportunità di esplodere alla luce del sole.
Crescendo sotto terra, era diventato morboso, sofferente e malinconico. Ed è questo che caratterizza le sue poesie, che le distingue e le rende moderne nonostante la mano che le ha composte risalga al 1800.