Cara,
le devo porgere le mie più sentite scuse. Lei non è di certo abituata a sentirsi chiamare signora, dato che è poco più che una volgare giovincella. Ebbene, le cedo il passo e con esso gli affanni: mi creda, lo faccio volentieri.
Lei si vede già incensata e coronata di foglie d’alloro, non lo nego, succederà. Piccole perle color della terra, frutto del lavoro di braccia vigorose e genuine, si sacrificheranno al suo incedere inarrestabile. Ai piccoli sarà concesso di violare le regole del sonno per darle il benvenuto come si conviene.
Regina, anzi imperatrice, per una notte.
Le tributeranno promesse che non dureranno più del tempo di una notte gloriosa. Badi bene, però, sia guardinga, in breve furiosi le rivolgeranno pensieri nefasti, insulti, desidereranno la sua dipartita. Il mio tempo è finito. Ora mi riposo e godo al pensiero che la sua alterigia verrà presto punita mia cara. Cedo un trono che più che quello dei re è la sedia dell’inquisizione.
Sappia, mia dolce nemica, che se a me è toccata la crisi dei mercati finanziari, a lei toccano i Maya!
Saluti, il distinti me lo risparmio.